Italia

Referendum, Renzi: vinceremo senza evocare la paura del no

  • Abbonati
  • Accedi
enews

Referendum, Renzi: vinceremo senza evocare la paura del no

«Se riusciamo a parlare di contenuti, l'Italia dice Sì al referendum costituzionale. Ma non vinceremo questo referendum evocando la paura del No, perché nel nostro Dna c’è costruire una proposta, non evocare una minaccia». Lo ha scritto nella sua enews il premier Matteo Renzi, oggi a Varsavia per il vertice Natodove ha espresso le sue condoglianze a Barack Obama, per l’uccisione dei 5 poliziotti a Dallas. Una enews come al solito a tutto campo, in cui si spazia dalla strage di Dacca («il modo giusto per ricordare i nostri connazionali uccisi non è rinchiudersi nella paura») alla questione bancaria («i problemi di qualche banca italiana sono agevolmente risolvibili»), alla recente inchiesta su Expo (« bisogna bloccare i ladri, non le opere pubbliche o i grandi eventi»).

Renzi: vinceremo referendum senza evocare paura
Sul referendum costituzionale (che si terrà a ottobre o al massimo il 6 novembre), definito «una sfida decisiva per l’Italia», la strategia del premier sembra orientata maggiormente sui contenuti («con il Sì al referendum l'Italia diviene un Paese più semplice. Ci saranno meno politici, meno sprechi di tempo e denaro, più partecipazione, più chiarezza di ruoli»), senza puntare sulla paura e sui rischi di destabilizzazione legati a una vittoria del no. «Cresce l'attenzione anche oltre confine per il referendum. Dopo che i britannici hanno votato per la Brexit e accortisi di ciò che hanno fatto, cercano di inventarsi qualche soluzione di ripiego - ha scritto Renzi - i commentatori internazionali mettono nel mirino il referendum del nostro Paese. Si sottolineano i rischi di un'eventuale vittoria del No cui si è aggiunto in queste ore Massimo D'Alema. Allarmi forti e chiari, anche comprensibili. Ma non vinceremo questo referendum evocando la paura del No, perché nel nostro Dna c'è la speranza, non la paura. Costruire una proposta, non evocare una minaccia». La strada giusta per il presidente del Consiglio è un’altra: «Se riusciamo a parlare di contenuti - ha assicurato - l'Italia dice Sì” al referendum».

Non a caso Renzi in questi ultimi giorni avrebbe aperto anche all’ipotesi del cosiddetto «spacchettamento» del referendum, ossia alla possibilità (alla quale era stato finora contrario), avanzata già nei mesi scorsi dai radicali, di presentare più quesiti agli elettori (ad esempio titolo V e abolizione del bicameralismo). Una disponibilità che consentirebbe di entrare maggiormente nel merito della riforma, spogliandola del carattere plebiscitario che molti hanno rimproverato al premier («se perdo vado a casa»). La vittoria del No, ad ogni modo, segnerebbe la fine del governo, come ha ribadito più volte il segretario-premier. Anche se oggi la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi ha cercato di sdrammatizzare: «Il referendum non è un voto di fiducia sul governo ma è un voto nel merito della riforma». Intanto un invito ai colleghi di partito ad aderire alla iniziativa dei radicali in favore di un referendum per parti separate sulla riforma costituzionale è arrivato dal senatore di Ap Maurizio Sacconi. È però una mossa di incerta riuscita. Che vede già insorgere l’opposizione. Con il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, che su twitter ha chiuso senza appello all’ipotesi spacchettamento:

«Problemi di qualche banca sono risolvibili»
Altro fronte caldo, le fibrillazioni del sistema bancario, a partire da Mps. Il presidente del Consiglio, che nei giorni scorsi in conferenza stampa con il primo ministro svedese Stefan Lofven, aveva sottolineato che l’obiettivo del governo è «salvaguardare i correntisti e i risparmiatori delle banche italiani e e liberare gli istituti di credito dalle sofferenze e dagli incagli che impediscono il credito alle Pmi e alle famiglie, oggi ha ribadito che «il fatto di non essere intervenuti tra il 2011 e il 2013 - quando ancora si poteva fare - sulle banche è stato un errore. Ma adesso i problemi di qualche banca italiana sono agevolmente risolvibili».

«Rinunciare a opere è errore, ladri vanno puniti»
Quanto alla recente inchiesta della procura di Milano che ha portato a 11 arresti per gli appalti di padiglioni stranieri, Renzi nella enews ha ribadito la sua linea, per cui «rinunciare alle opere pubbliche e ai grandi eventi è un errore clamoroso». E ha argomentato: «Se in un appalto di Expo qualcuno prova a rubare, va scoperto e punito. Ma non è che Expo diventa un insuccesso per questo. Expo ha restituito a molti italiani orgoglio e fiducia. Poi ha rilanciato, promettendo nelle prossime settimane «una accelerazione sulle opere incompiute». Tra le prossime inaugurazioni, il 29 ottobre a Roma la Nuvola di Fuksas all'Eur, «opera ferma per decenni, purtroppo, bloccata da assurdi ritardi, ma fondamentale per il rilancio del turismo congressuale in Italia e a Roma».

Mentre a proposito di periferie, dove il Pd ha perso molti consensi in occasione delle elezioni amministrative di giugno, Renzi ha ricordato come il governo abbia stanziato i «primi 82 milioni per le periferie nel dicembre 2014». Anche se per i finanziamenti bisognerà aspettare ottobre 2016, quando «terminerà la fase di valutazione dell'ammissibilità dei progetti».

“I problemi di qualche banca italiana sono agevolmente risolvibili”

Matteo Renzi, presidente del consiglio 

«Insieme combattiamo cultura odio e disprezzo»
Sulla minaccia del terrorismo islamista, resa ancora più attuale dalla strage di Dacca, dove hanno perso la vita nove connazionali, Renzi ha invitato «tutti insieme» a combattere la «cultura dell'odio e del disprezzo». E ha aggiunto: «Il modo giusto per non dimenticare Cristian, Marco, Nadia, Claudia, Adele, Simona, Vincenzo, Maria e Claudio è difendere questi valori e non rinchiudersi nella paura» perché «la strategia di morte dei terroristi va rifiutata ogni giorno, ogni istante. Ma va combattuto l’odio a tutti i livelli».


© Riproduzione riservata