RIO DE JANEIRO - Sono pesantissimi i due argenti che l'Italia ha conquistato nella quinta giornata dei Giochi di Rio. Sono due medaglie che vanno oltre lo sport, per le parole e i gesti che li hanno accompagnati. Dopo l'eliminazione agli ottavi di Arianna Errigo, Elisa Di Francisca, oro a Londra 2012 nel fioretto individuale, non è riuscita a difendere lo scettro e si è inchinata per 12-11 alla russa Imma Deriglazova, che ha un maestro italianissimo, Stefano Cerioni.
Durante la cerimonia, la campionessa di Jesi ha sventolato una bandiera dell'Unione europea contro il terrorismo e la medaglia di bronzo, la tunisina Boubakri, prima africana a conquistare una medaglia olimpica nella scherma, ha dedicato il suo risultato a tutte le connazionali, «alle ragazze, a tutte le donne tunisine e arabe, che occupano un ruolo nuovo nella società». Sono stati due momenti di grande intensità: in questa fase di scarsa credibilità dello sport, solo gli atleti e la loro coscienza lo potranno salvare. Le regole antidoping sono un colabrodo?
I valori dello sport sono annacquati dal denaro? Devono essere gli atleti stessi a dimostrare di avere una coscienza, una cultura del vivere insieme e sul podio del fioretto Di Francisca e Boubakri l'hanno dimostrato.
Qualcosa di simile è avvenuto al poligono di Deodoro con Innocenti, medaglia d'argento un po' a sorpresa nel double trap dietro il kuwaitiano Fehayd Aldeehani. Il tiratore di Prato, alla quinta Olimpiade, ha confessato che «vento, pioggia e condizioni atmosferiche lo hanno disturbato assai». Ha dedicato la medaglia alla famiglia e in particolare alla sorella e ha ricordato di essere «l'unico nella squadra di tiro a volo a non appartenere a un corpo dello Stato: questo dimostra che con volontà e passione si può raggiungere qualsiasi traguardo».
Sia come singoli, sia come Paese: «Noi Italiani – ha concluso – ci mortifichiamo da soli. Voglio ricordare che il nostro Paese produce eccellenza mondiale nelle armi tanto che tutti i miei colleghi usano materiale italiano. In alcuni ambiti siamo leader e dobbiamo essere fieri del made in Italy che il Paese esporta». Sportivi fieri e coscienti capaci di ribaltare i luoghi comuni: lo sport può ancora salvare il mondo.
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