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Vincono la solita Juve e un’insolita Inter. Il Napoli pareggia a…

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Vincono la solita Juve e un’insolita Inter. Il Napoli pareggia a Genova

La solita Juventus e un’insolita Inter: il senso della quinta giornata di Serie A si può riassumere con questo concetto. La solita Juve perché occorre serenamente ammettere che, in Italia, per i bianconeri ci sono almeno otto partite su dieci classificabili alla voce “allenamento”. Troppo il divario con le avversarie meno blasonate per un club che di fatto ha due squadre: la prima corre (da strafavorita) per la vittoria in Campionato, la seconda (quella delle cosiddette riserve) se scendesse in campo in modo autonomo arriverebbe tranquillamente in zona Champions.

Detto questo, si capisce come il 4-0 rifilato a un incolpevole Cagliari rientra nella normalità e non sposta una virgola su quanto accaduto nella gara di San Siro contro i nerazzurri di De Boer. Chi aspettava risposte dopo i passi falsi contro Siviglia (in Champions) e Inter dovrà attendere avversari di altro livello. Così, con un divario quasi illegale, è impossibile trarre indicazioni. A prima vista potrebbe sembrare che Allegri abbia voluto correggere gli errori che gli sono stati attribuiti dopo la gara persa a Milano: ma in realtà si è soltanto adattato, e ha adattato le sue scelte, a una partita facilissima che avrebbe potuto vincere anche affidando al sorteggio la scelta dell’undici titolare. Non ce ne voglia il Cagliari, che lotterà orgogliosamente per la salvezza fino alla fine del torneo, ma questa è la realtà della Serie A. La regola del «tutti possono battere tutti», che rendeva il nostro campionato il più difficile del mondo (e per qualche tempo forse anche il più bello) non trova più applicazione.

Un’insolita Inter vince a Empoli (2-0): insolita perché passa in modo brillante l’esame di maturità a cui tutti la attendevano. Paraddossalmente per la «pazza Inter» era più facile trovare l’impresa contro i bianconeri che battere doverosamente l’Empoli fuori casa. Da anni i nerazzurri erano così: una cosa bella, seguita subito dopo da una brutta. Per di più De Boer doveva rinunciare allo squalificato Banega, vero genietto dietro le punte in fase di costruzione, modificando il meccanismo quasi perfetto visto a San Siro. Insomma, c’erano tutti gli ingredienti per vedere la solita Inter «tutta errori e barricate», nella migliore delle ipotesi con Handanovic impegnato a fare miracoli dietro a difensori incapaci di proteggerlo davvero.

E invece ecco l’insolita Inter di De Boer: calma, tranquilla, lucida, presa per mano da Joao Mario (23 anni gestiti come se avesse giocato tre o quattro Mondiali) e consegnata ai tre punti da Icardi, che l’allenatore olandese sembra essere riuscito a convincere a non fare «il solito Icardi». Un po’ come era riuscito, ai tempi del Triplete, a un certo José Mourinho che aveva convinto Samuel Eto’o a non pensare solo al gol, ma a tornare a centrocampo, difendere, pressare sui difensori avversari per bloccare o almeno rallentare l’impostazione dell’azione. Da due partite Icardi fa la stessa cosa, oltre a infilare gol: anche ieri due, che dopo soli 17 minuti hanno messo la parola fine alla gara. La solita Inter avrebbe sbandato, non sarebbe riuscita a gestire il risultato, avrebbe rischiato il pareggio in zona Cesarini e forse l’avrebbe anche subito. L’insolita Inter di De Boer ha controllato con facilità, non ha sofferto, ha concesso solo due tiri all’attacco toscano. Se si confermasse in queste condizioni, almeno per la zona Champions potremmo davvero avere un campionato più interessante di quanto previsto.

Il Napoli dal canto suo si ferma sullo 0-0 contro il Genoa. Vero che c’era un rigore sacrosanto per fallo di mano di Izzo in piena area di rigore, vero che i partenopei possono protestare per una trattenuta di Orban su Milik, ma il senso della gara è che per una volta l’attacco perfetto di Sarri non ha funzionato a dovere. Smascherando così i limiti di una difesa tutt’altro che granitica, ma anche questo lo sapevamo già dal campionato scorso. La cosa che più preoccupa? A mio avviso il fatto che Sarri, dopo sole 5 giornate, inizia a lamentarsi per gli errori arbitrali. Troppo presto per essere vero, a meno di non credere a una vera e propria congiura di palazzo ordita per danneggiare Reina e compagni. Davvero, non ci credo. Siamo nella fase iniziale della stagione e i passaggi a vuoto possono capitare: il rimedio è il lavoro sul campo, non il lamento televisivo che finisce per offrire ai giocatori, su un piatto d’argento, un alibi al momento non giustificato.

Capitolo Roma: i giallorossi vincono, con Totti titolare che serve un assist delizioso a Dzeko. Finisce 4-0 contro un Crotone che a confronto con la Roma vale come il Cagliari per i bianconeri. Non illudiamoci sul fatto che Spalletti abbia risolto i suoi problemi. La cosa più evidente della gara di ieri è che, Strootman a parte, nessuno difende. Contro il Crotone va bene, non potrà bastare contro avversari più forti. Totti è la ciliegina sulla torta, porta a spasso il suo mito e regala giocate singole da immortale del calcio. Ma attenzione: le partite durano 90 minuti e non si giocano a colpi di pennello. Quando la Roma deve ripiegare Totti non c’è, non può esserci. E purtoppo molti suoi compagni lo imitano facendo lo stesso.

Il tocco magico di Totti crea illusioni: ma anche Pelè, a 70 anni passati, messo in campo per due minuti riuscirebbe a fare una giocata da Pelè. Come potrebbero farla Roberto Baggio, che non si allena da anni, oppure Michel Platini. A Roma il Capitano non si tocca. È un mito e i miti non si contestano, mai. Ma è anche un lusso, e Spalletti gli concede il palcoscenico quando di rischi veri non se ne corrono. Basta che le magie contro il Crotone non diventino la prova per dire che il Pupone regge ancora 90 minuti veri. Vedremo, per Spalletti non sarà facile.

Segnalo anche la vittoria del Milan (2-0 alla Lazio) che resta a tre punti dalla capolista e a una sola lunghezza dall’Inter. Non credo che a fine campionato i rossoneri possano mantenere questa posizione: il Diavolo è Bacca e poco più. Se lui non la butta dentro (cosa che per la verità finora gli riesce bene) l’unica via d’uscita sono i miracoli di Donnarumma. Troppo poco per fare strada, a meno di un’inversione di tendenza che al momento non si vede.

Come sempre, buon campionato a tutti.

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