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Più ampio il cratere dei Comuni colpiti

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il decreto in arrivo

Più ampio il cratere dei Comuni colpiti

Sempre più difficile. Le ultime scosse- che tutti sanno ormai che non resteranno ultime – non mettono alla prova solo i nervi della popolazione. Ma stanno mettendo alla prova anche l'impalcatura normativa che dovrà guidare la ricostruzione. Va subito premesso che, al momento, non si registrano vittime. E questa è la cosa più importante. Ma ora – oltre al lavoro della Protezione Civile – si è aperto anche il fronte normativo. L'esempio più plastico è quello della definizione del cratere. I 62 Comuni perimetrati dal decreto 189/2016 dovrà purtroppo accogliere altre aree, e tutti ormai sappiamo che ogni Comune in più significa, in questi territori montani, una pluralità di frazioni disperse in vaste aree.

In altre parole, il provvedimento - se pure molto accurato e ragionato a lungo da politici e tecnici di presidenza del Consiglio insieme al capo della Protezione Civile e al Commissario alla ricostruzione - aveva il limite di considerare il sisma del 24 agosto come un episodio traumatico ma chiuso. Le norme non avevano fatto i conti con un dinamismo tellurico che non è affatto cessato e che invece proseguirà, come peraltro ha certificato la commissione grandi rischi, indicando anche le possibili aree di sviluppo.

Tutto questo impone una serie di riflessioni di cui si dovrà tenere conto. Il primo elemento è il problema sfollati, che era in secondo piano rispetto alle operazioni di salvataggio e alla prima ricostruzione indicato nel decreto post 24 agosto. Ora invece il problema degli sfollati sta prepotentemente avanzando sullo scenario delle operazioni emergenziali. Una situazione che va regolata, non solo a colpi di ordinanze, se non altro perché impone – subito – stanziamenti consistenti di mezzi e risorse.

Sullo sfondo sta poi avanzando il tema – anche questo ineludibile – della allerta alle popolazioni che lambiscono i territori colpiti. Un tema delicatissimo, evidentemente, ma con il quale si deve fare i conti. Un aspetto peraltro del tutto ignorato finora, per il motivo che non è ancora possibile prevedere i sismi. Ma è chiaro che con questo tema si dovrà tentare una regolazione normativa. Un precedente c'è. È quello che riguarda l'emergenza Vesuvio, con il relativo piano di gestione del trasferimento della popolazione in caso di pericolo segnalato dai sensori.

Il secondo elemento – che potrebbe trovare validi motivi per una modifica normativa – riguarda il patrimonio di Beni culturali che, in questi territori, coincide con chiese di vario ordine e grado, moltissime delle quali seriamente danneggiate, inagibili o crollate, come a Norcia. Per questi edifici, il decreto post 24 agosto centralizza le competenze nel ministero dei Beni cultuali (e soprintendenze territoriali). Però a oggi non si sono visti quegli interventi, peraltro sollecitati dalle varie diocesi, per una preventiva messa in sicurezza al fine di evitare crolli, attraverso i primi puntellamenti.

La conversione del decreto, in discussione al Senato, è forse l'occasione per inserire quegli elementi di flessibilità a un provvedimento pensato per gestire un evento episodico.

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