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Blog Grillo rilancia: Italicum anche al Senato, corretto

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il m5s

Blog Grillo rilancia: Italicum anche al Senato, corretto

«Ora ci troviamo con due leggi elettorali tra Camera e Senato molto diverse. Alla Camera è l'Italicum. La nostra soluzione è applicare la stessa legge al
Senato su base regionale». Così il blog di Beppe Grillo interviene di nuovo sull'indicazione della legge elettorale con cui il M5s (che a regime sponsorizza Il “Democratellum” ossia un sistema che mira a introdurre un sistema proporzionale 'corretto', con preferenze) vorrebbe andare subito al voto, per capitalizzare il successo riscosso con la vittoria del No al referendum costituzionale. Dopo averlo osteggiato in Parlamento, i 5 Stelle cambiano dunque linea sull’Italicum.

M5S: no a nuova legge elettorale, adattiamo l'Italicum al Senato
«È sufficiente aggiungere alcune righe di testo alla legge attuale per farlo e portarla in Parlamento per l'approvazione. Stiamo lavorando alla bozza che presenteremo in questi giorni» avvisano sul blog i deputati Vito Crimi e Danilo Doninelli, spiegando la contrarietà ad una correzione della legge elettorale attuale prima del voto («I partiti farebbero solamente una legge peggiore per i cittadini e “Anticinquestellum”»). E aggiungendo: «La legge recepirà in automatico le indicazioni della Consulta che si pronuncerà a breve. Dopo di che avremo una legge elettorale costituzionale pronta all'uso evitando mesi di discussioni e mercato delle vacche dei partiti»

Le possibili modifiche all’Italicum
Più probabile però un percorso inverso a quello indicato dal M5s. La modifica dell’Italicum era data per scontata già prima del voto. Ma il risultato di ieri la rende ora improcrastinabile. L’Italicum nasce infatti come una legge elettorale per la sola Camera dei deputati e ha come principale ratio la stabilità dei governi, grazie all'attribuzione di un significativo premio di maggioranza per la lista che si aggiudica il ballottaggio. La conferma del sistema bicamerale però vanifica questo obiettivo, visto che il Senato - mantenendo la prerogativa di esprimere al pari della Camera la fiducia al Governo - viene eletto con un sistema proporzionale. Se le forze politiche in Parlamento dovessero convergere sulla linea di apportare delle modifiche all’attuale legge elettorale per tornare subito al voto, di certo l’Italicum dovrà però essere modificato per essere applicato anche al Senato, magari prevedendo una sua applicazione su base regionale.

L’attesa per la decisione della Consulta
Altro punto fermo, è che si dovrà attendere la decisione della Consulta, davanti alla quale è stata sollevata la questione di legittimità dell’Italicum. La pronuncia sarebbe dovuta arrivare già all’inizio di ottobre ma la Consulta l'ha rinviata a dopo il referendum (la nuova data non è stata ancora indicata). Una scelta, quella dei giudici, dettata non solo da ragioni di opportunità (non interferire con la campagna referendaria) ma anche - se non soprattutto - dalla necessità di intervenire avendo la certezza del testo costituzionale cui fare riferimento. Adesso che questa certezza c'è, la Consulta non tarderà a far conoscere la sua posizione, che inevitabilmente sarà il punto di riferimento per il confronto parlamentare. Un confronto dietro al quale - come sempre - ci saranno anzitutto gli interessi delle singole forze politiche. Il quadro costituzionale, dopo il referendum, è chiaro e il presidente Grossi potrebbe decidere a breve una data per l’udienza: i calendari delle cause da discutere sono gia' stati stabiliti fino al prossimo marzo, ma cio' non esclude che vi venga inserito l'esame sull’Italicum.

La bozza di testo della Commissione Pd
A fare la prima mossa però non potrà che essere il Pd, visto che il partito di Matteo Renzi alla Camera ha quasi il 50% dei deputati. Renzi aveva già dato la sua disponibilità a modificare l'Italicum. Nell'accordo intervenuto nelle scorse settimane con una parte della minoranza guidata da Gianni Cuperlo, non era stato escluso un passo indietro neppure sul ballottaggio, purché fosse garantita dal nuovo sistema elettorale la governabilità. Molto probabile - come già prevedeva la bozza di testo della Commissione Pd - che si eliminino i 100 capilista bloccati. Inoltre, l’ipotesi è che si modifichi anche il premio di maggioranza, attribuendolo non più al singolo partito ma alla coalizione.

Il Mattarellum 2.0
La minoranza Pd ha proposto il Mattarellum 2.0, ossia una versione aggiornata e corretta del Mattarellum, ovvero un sistema uninominale a turno unico. Si prevede che 475 deputati siano eletti in collegi uninominali, 12 all'estero con il proporzionale, mentre dei restanti 143 seggi 90 andranno alla lista o coalizione che prende più voti, 30 alla seconda, 23 proporzionalmente ripartiti tra quelle che superino lo sbarramento del 2 per cento con meno di 20 eletti nei collegi uninominali. Si prevede, inoltre, un premio di governabilità, in base al quale chi vince non potrà superare i 350 seggi mentre il pacchetto di 90 e 30 sarà composto dai “migliori perdenti”.

L'Italikos
L’Italikos è la proposta dei Giovani turchi del Pd, un mix tra l’Italicum e il modello elettorale greco (da qui il nome scelto dai proponenti). La principale novità è che scompare il ballottaggio, ma resta l’impianto di fondo dell’Italicum. Viene introdotto un premio di governabilità alla prima lista che superi la soglia del 20% dei voti. In ogni caso, il premio di governabilità non potrà superare i 340 seggi, gli stessi che sono già previsti dall’Italicum. Di conseguenza, la proposta sgombra il campo dalla possibilità delle grandi coalizioni, si può governare da soli o al massimo ci si dovrà alleare con un altro partito.

Il vento del proporzionale, da Fi ai centristi
Al momento il vento soffia a favore di un ritorno a un sistema proporzionale. Non proprio quello della prima Repubblica ma quasi. Silvio Berlusconi è orientato in questa direzione. Lo ha detto pubblicamente in più occasioni durante la campagna referendaria. È probabile che per Berlusconi il sistema proporzionale sia quello che garantisce meglio la sopravvivenza e l'autonomia di Fi, inclusa la possibilità di un ritorno a governi di larghe intese che viene vista con favore anche dai centristi di Alfano. Prospettiva contro la quale si è già scagliato Matteo Salvini. Il leader della Lega ha infatti bocciato l’ipotesi di un ritorno al proporzionale ribattezzandolo «il sistema dell’inciucio» e si dice invece favorevole a un sistema di collegi uninominali.

Favorevole al proporzionale anche Ap. «L’esito referendario ha cancellato tutta la stagione fondata sulla semplificazione della offerta politica in grandi schieramenti e su sistemi di elezione maggioritari. Ritorna, con modalità che potrebbero essere opportunamente corrette, il bisogno di garantire rappresentanza alle diverse aree politico-culturali in modo da ricongiungere molti elettori con le istituzioni democratiche. Ne sono corollari sistemi elettorali tendenzialmente proporzionali» ha affermato il presidente Ap della dommissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi.

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