CARDIFF - La spinta degli ex. Non bastassero le migliaia di tifosi arrivati da tutto il mondo, a spingere qui a Cardiff la Juventus nella sfida da leggenda contro il Real Madrid ci sono tanti ex assi bianconeri, che sognano il Triplete e desiderano riscattare, stasera, le tante amarezze che la Coppa dalle Grandi Orecchie ha riservato,nella storia, alla Vecchia Signora. Ne abbiamo allora incontrati alcuni, raccogliendone speranze,emozioni, pronostici.
Penna Bianca - «I ragazzi daranno tutto, anche e soprattutto sotto il profilo mentale: per questo dico che la Coppa stavolta tornerà a Torin»”: non teme scaramanzie Fabrizio Ravanelli: a 49 anni, oggi, “Penna Bianca” – grazie anche alla passione per il ciclismo – sembra quasi più in forma di quando la Champions la sollevò al cielo, in una notte di fine maggio di vent'anni fa all'Olimpico di Roma, con la Juventus di Marcello Lippi che prima impose il pari all'Ajax (e Ravanelli segnò da posizione impossibile il momentaneo gol del vantaggio, poi pareggiato dal fantasista finlandese Litmanen), poi ebbe la meglio ai rigori. È stata quella l'ultima (e seconda) volta in cui la Vecchia Signora l'ha fatta sua, quella Coppa («un'emozione che non potrò mai dimenticare!», sottolinea ancora oggi commosso l'attaccante, che poi sarà campione d'Italia anche con la Lazio, lui perugino, proprio nella domenica della “fatal Perugia”: ma questa è un'altra storia…). Poi solo delusioni, mentre il Real quando sente profumo di finale, difficilmente sbaglia. Un aspetto di cui pure Ravanelli (qui a Cardiff in veste di ambasciatore Unicredit, ancora per un anno sponsor della Champions e di tutte le altre coppe targate Uefa), non sottovaluta: «Ma questa Juve – spiega l'ex bomber – saprà scendere in campo senza pensare al passato, senza sentire sulle spalle il peso della “scimmia” delle sconfitte precedenti. E non dimentichiamo che questa squadra ha già accumulato forza e consapevolezza per quello che ha fatto in questi anni: una finale Champions, sei scudetti e tre Coppe Italia di seguito. Un palmares già straordinario, cui manca l'ultimo trofeo…». Quali le possibili chiavi tattiche del match? «Infinite, con tanti campioni in campo, ma occhio alla mediana madridista e a Casemiro, vero barometro del calcio voluto da Zidane; e poi Sergio Ramos, leader difensivo e goleador nelle occasioni che contano».
Bobby gol – Da Penna Bianca, a un altro celebre “brizzolato” bianconero il passo è breve. Roberto Bettega, classe 1950, sognava di chiudere la carriera vincendo la (allora) Coppa dei Campioni. Ma la notte di Atene del maggio 1983 sorrise a Magath e al suo Amburgo, come ormai noto (e dieci anni prima, a Belgrado, a infrangere il sogno c'aveva pensato un colpo di testa di Rep, che aveva consegnato il trofeo all'Ajax). «Bruciano ancora, certo – spiega Bettega – ma le tante occasioni perse, tra cui quelle, non testimoniano solo le difficoltà della Juventus all'atto finale della manifestazione, ma anche il suo essere protagonista pure a livello continentale: in fondo,quella di stasera è la nona finale di Champions nella storia, anche se poi spesso i particolari, gli episodi, ci sono stati contrari proprio nel momento decisivo». Buffon ha parlato di equilibrio, di gestione dell'adrenalina per non andare in sovraccarico nervoso: come gestiva lei la vigilia di questi appuntamenti? «Devo dire che ho sempre fatto fatica a dormire dopo le partite, non prima – sorride Bettega – perché dopo ripensi a cosa avresti potuto far meglio, agli errori commessi. Sono certo che Buffon e i suoi compagni abbiano gestito bene quest'ultima notte pre-gara, così come ammetto sinceramente che dopo Atene dormii poco e male…». Fattore emotivo che torna quindi a farsi sentire, nella partita a scacchi che sarà la sfida del Millennium Stadium, e quindi potrebbe pesare il fatto che nella semifinale di due anni fa, la Juventus eliminò proprio il Real? «Direi di no. Il Real sa che affronta una squadra forte, che ha preso 3 gol in tutta la Champions, e che viene da un ciclo di vittorie incredibile, e che ha cambiato 8 giocatori dalla finale di Berlino col Barcellona. Proprio questa consapevolezza, anzi, è la forza dei blancos,che non sottovaluteranno un avversario del genere,senza farsi condizionare da quanto avvenuto due stagioni fa». L'ultimo messaggio di Bettega è per i ‘gufi', per quella metà d'Italia che stasera tiferà, con più o meno calore, proprio per Ronaldo e soci: «Non mi curo di loro, sono concentrato sul mio tifo,e spero solo che la Juve giochi da Juve».
Emblema operaio – Della stessa Juventus di Bettega, Beppe Furino è stato capitano, trascinatore nella conquista di 8 scudetti, e anche protagonista delle prime vittorie europee, dalla Coppa Uefa ‘76-‘77 alla Coppa delle Coppe '83-'84 (arrivata ormai a fine carriera). Ma anche per lui, la Coppa dei Campioni è rimasta una maledizione. «Sono due squadre straordinarie, Real e Juventus – evidenzia il glorioso capitano,classe 1946 – e il fatto che non si incrocino poi così spesso regala un pizzico di sapore in più alla finale». Mediano di razza, Furino guarda proprio al centrocampo come chiave della sfida: «Lì ci sono molti duelli chiave, ma quel che conta è la testa, la grinta, la determinazione,e al tempo stesso l'attenzione: bisognerà essere determinati senza però farsi travolgere dall' emotività; la prima partita va vinta con se stessi». Impossibile individuare un favorito: «Direi che se la giocano alla pari, ma comunque andrà a finire il percorso di crescita fatto in questi anni dalla Juventus, come squadra e come società, resta, ed è quel che conta». Propriamente ‘furiniana' la conclusione: «Tanti assi in campo, ma quel che sarà decisivo è come questi campioni sapranno mettersi al servizio del gruppo: sarà questo a fare la differenza».
© Riproduzione riservata