Antonio Angelucci è in assoluto il deputato che ha frequentato meno la Camera nel corso della legislatura appena conclusa: assente nel 99,59% delle votazioni (dati Openpolis); Cinzia Fontana dal 2013 non ha mai mancato una seduta di Montecitorio. Il primo è stato ricandidato dal suo partito, Forza Italia, in una posizione che gli garantisce la rielezione. La seconda, invece, è un esponente del Partito democratico che, inizialmente inserita in un collegio considerato perso, è stata esclusa: non tornerà in Parlamento.
Sono i destini inversi che si emergono dalla lettura sinottica delle liste dei candidati per il voto del 4 marzo e della classifica dei buoni e dei cattivi in materia di presenze. Un paradosso che si ripete anche al Senato: il principe degli assenteisti è Niccolò Ghedini, senatore di Forza Italia e avvocato di Silvio Berlusconi che negli ultimi cinque anni a Palazzo Madama non si è fatto vedere quasi mai: su 19.102 votazioni risultava al suo posto solo in 138 casi. Ghedini (insieme a Sestino Giacomoni, i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani con il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani) faceva parte del tavolo di Forza Italia che ha deciso le candidature. Ha trovato un posto in lista anche per se stesso (nella sua Regione, il Veneto). Restano, invece, fuori gli altri due senatori sul podio degli iper-assenteisti: Denis Verdini (91,27% di assenze) e l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti (assente nell’82% dei casi). Il primo si ferma un giro («Non vado in pensione»), il secondo non ha trovato posto né dentro Forza Italia né dentro la Lega.
Alla Camera un altro caso è quello di Giuseppe Guerini: campione di presenze alle spalle di Cinzia Fontana (che doveva essere candidata nel collegio senatoriale di Pavia, Cremona e Mantova ma all’ultimo è stata sostituita), come la collega di partito - entrambi sono del Pd - rischia di non tornare in Parlamento nonostante la dedizione dimostrata al lavoro in aula (24.831 presenze su 24.836 votazioni). Guerini è stato inserito in collegio uninominale in Lombardia dove difficilmente riuscirà a spuntarla. Per lui non sono previsti “salvataggi” nel plurinominale.
Si tratta, però, di una scelta volontaria come il deputato 41enne ha spiegato in una lettera di ringraziamento a Renzi.
«Caro Matteo - ha scritto - anche io avevo un pensiero che mi ronzava in testa da giorni. In questi cinque anni ho partecipato a tutte le sedute dell’Assemblea e sono risultato il secondo parlamentare più presente in assoluto tra Camera e Senato. Ho cercato di svolgere il mio impegno al massimo delle mie possibilità e sarei ipocrita se ti dicessi che non mi avrebbe fatto piacere il riconoscimento di questo impegno nel partito con l’inserimento in una lista proporzionale. È il fascino indiscreto del paracadute. E allora ti ringrazio per avermi voluto concedere il privilegio di non utilizzarlo».
“È il fascino indiscreto del paracadute. E allora ti ringrazio per avermi voluto concedere il privilegio di non utilizzarlo”
Lettera di Giuseppe Guerini, candidato solo nel colleggio uninominale, a Matteo Renzi
Angelucci, 73 anni, editore di Libero e Il Tempo, imprenditore nel settore sanità (la sua società è la Tosinvest) tornerà invece alla Camera. A novembre è stato condannato in primo grado a un anno e 4 mesi di reclusione per falso e tentata truffa nell’ambito di un processo legato ai contributi pubblici percepiti tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani Libero e il Riformista. In quanto capolista nel collegio plurinominale Lazio 2 la sua rielezione è sicura. Sarà il suo terzo mandato. Nella sua prima legislatura (2008-2013) si era già fatto notare per lo stesso motivo: assente in tre sedute su quattro e con un indice di produttività tra i peggiori, 614esimo su 630.
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