Italia

Dossier Elezioni: dai nuovi gruppi alle consultazioni, ecco l’agenda…

  • Abbonati
  • Accedi
Dossier | N. 177 articoliElezioni 2018-Ultime notizie, interviste e video

Elezioni: dai nuovi gruppi alle consultazioni, ecco l’agenda post-voto

Trionfo del M5s, sorpasso della Lega su Forza Italia, tracollo del Pd. Con questo scenario uscito dal voto del 4 marzo, non sarà facile la formazione di un nuovo governo. Servirà un'alleanza tra forze politiche che sono state avversarie in questa campagna elettorale. Al di là delle difficoltà politiche, l’iter che porta alla nascita di un nuovo governo prevede comunque dei passaggi obbligati: servirà almeno un mese, probabilmente di più. Queste le tappe successive.

Il 23 marzo la prima seduta delle Camere
La prima seduta delle nuove Camere non deve avvenire oltre venti giorni dalle elezioni: nel decreto di convocazione delle elezioni è stata fissata per il 23 marzo. Servirà per eleggere i rispettivi presidenti ed uffici di presidenza. Per scegliere chi presiederà questo primo appuntamento delle nuove assemblee, i regolamenti parlamentari di Camera e Senato fissano criteri diversi .

A Napolitano la presidenza provvisoria al Senato
A Palazzo Madama vale la regola dell’anzianità: l’onore spetterà all’ex presidente della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano (93 anni). A Montecitorio si attingerà ai vicepresidenti della passata legislatura, partendo da quello che è stato eletto con più voti: toccherà al Pd Roberto Giachetti, sempre che venga rieletto, altrimenti si passerà a Luigi Di Maio. Se tra i deputati non dovesse esserci nessun ex vicepresidente (neanche delle precedenti legislature), sul seggio più alto siederà il deputato più anziano.

Elezioni, niente più scheda nellurna. Come si vota il 4 marzo - Guida

Il sistema di votazione dei presidenti di Camera e Senato
Fermo restando lo scrutinio segreto, il meccanismo di elezione varia da Montecitorio a Palazzo Madama. Al Senato si farà presto. Serviranno massimo due giorni: se dopo tre votazioni nessuno supera la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i due più votati: vince il più votato. A parità di voti è eletto o entra in ballottaggio il più anziano di età. Alla Camera, invece, i tempi potranno essere più lunghi: per eleggere il nuovo numero uno dell’assemblea serve la maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, poi la maggioranza assoluta, e si va avanti così fino alla fumata bianca.

La formazione dei nuovi gruppi
Entro il 25 marzo i parlamentari devono aver comunicato a quale gruppo vogliono appartenere. Mentre entro il 27 marzo i gruppi parlamentari eleggono i loro presidenti. Ciascun gruppo designa inoltre i propri rappresentanti nelle singole Commissioni permanenti.

Consultazioni per fine marzo-inizio aprile
Una volta eletti i presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, a fine marzo-inizio aprile il premier Gentiloni rassegnerà le dimissioni e partiranno al Quirinale le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Dopo la prima settimana di aprile (considerato lo stop per la pausa di Pasqua che quest'anno cade il 1° aprile), al Quirinale saliranno i presidenti delle Camere, l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Al termine del giro d’orizzonte Mattarella deciderà il da farsi: incarico esplorativo (se la situazione dovesse essere ancora confusa) o incarico pieno, per formare il nuovo governo. Nel frattempo continuerà a governare Gentiloni, in carica per gli affari correnti.

L’incognita della maggioranza
Se l’incaricato scioglierà la riserva, presenterà la lista dei ministri al presidente della Repubblica, giurerà con la sua squadra al Quirinale e andrà alla Camera e al Senato per il voto di fiducia. Una volta incassato il voto di fiducia il nuovo esecutivo sarà nel pieno dei suoi poteri e potrà iniziare a varare le misure necessarie per attuare il proprio programma. Se invece rinuncerà, nuovo giro di consultazioni e nuovo incarico.

Nuove lezioni non in tempi brevi
In caso di mancanza dei numeri per formare un governo con una maggioranza in Parlamento, l’opzione di un ritorno immediato alle urne che quasi tutti i leader politici hanno messo sul tavolo trova ostacoli oggettivi, il primo dei quali è il calendario. Se il presidente della Repubblica farà più tentativi, nelle forme previste di mandato esplorativo pre-incarico o incarico, si arriverà a maggio. Con i 55-60 giorni minimi di prassi previsti una volta deciso lo scioglimento, un eventuale nuovo voto cadrebbe tra la fine di giugno e luglio. Ma è improbabile pensare di riportare gli italiani alle urne in tempo di vacanze, con le scuole chiuse. Dunque si scavallerebbe l’estate, ma poi in autunno ci sarebbe il dilemma della legge di bilancio.

© Riproduzione riservata