Vigilia del voto e silenzio pre elettorale oggi, in attesa dell’apertura delle urne domenica mattina alle 7, fino alle 23. Gli elettori sono oltre 46 milioni e mezzo per la Camera e quasi 43 milioni per il Senato. Ma quello di domenica sarà un Election Day in Lombardia e Lazio, regioni nelle quali si vota anche per il rinnovo di Presidenza e Consiglio regionale di Lombardia e Lazio, sempre e solo domenica, nella stessa fascia oraria . Sui risultati delle elezioni politiche pesa l’incognita astensione. Va verificato infatti se si confermerà il trend di calo dei votanti registrato nelle ultime tornate elettorali. Nel 2013 i votanti furono il 75,2% degli aventi diritto. Mentre 5 anni prima, nel 2008 la quota delle persone che si recarono alle urne fu dell’80,5%. Nel 2006 fu addirittura superiore: 83,6%.
I numeri degli aventi diritto al voto
In dettaglio gli elettori per la Camera (diritto di voto dai 18 anni compiuti entro domenica) sono 46.604.925, di cui 22.430.202 maschi e 24.174.723 femmine; per il Senato (diritto di voto dai 25 anni) sono 42.871.428, di cui (20.509.631 maschi e 22.361.797 femmine). Eleggeranno 618 deputati e 309 senatori. Le sezioni
elettorali saranno 61.552. Gli elettori della circoscrizione estero - al voto in anticipo e fino a giovedì prossimo, 1 marzo - sono per la Camera 4.177.725, per il Senato 3.791.774. Con il voto all'estero saranno eletti rispettivamente 12
deputati e 6 senatori.
La ripartizione dei seggi
La nuova legge - il cosiddetto “Rosatellum” - prevede un sistema elettorale misto sia alla Camera che al Senato: un terzo dei seggi è assegnato con il sistema maggioritario e due terzi con il sistema proporzionale. Con il sistema maggioritario (in ciascun collegio viene eletto il candidato che ottiene più voti) sono assegnati 232 seggi alla Camera e 116 seggi al Senato. L’assegnazione dei restanti seggi del territorio nazionale (386 alla Camera e 193 al Senato) avviene con il metodo proporzionale in collegi plurinominali. Lo spoglio delle schede inizierà dal Senato e partirà al termine delle operazioni di voto e di riscontro dei votanti. Si passerà quindi alla Camera e dalle ore 14 di lunedì 5 marzo toccherà alle schede per l’elezione dei presidenti e dei Consigli regionali.
Cognome candidato errato, 1 mln schede ristampate
Tra le curiosità di oggi, la ristampa di circa un milione di schede elettorali per il Senato per una lettera mancante nel cognome di uno dei candidati in Trentino Alto Adige . Risolto in extremis il problema, che avrebbe potuto portare ad eventuali ricorsi, questa mattina più della metà delle schede corrette sono già state distribuite ai seggi. Tutto è nato quando dai controlli effettuati alla Corte d’appello di Trento è stato verificato che il cognome del candidato di Liberi e Uguali per il Senato Gianni Ferdinando Bodini risultava stampato senza la lettera 'i'.
Sabato i comizi di chiusura
La caccia agli indecisi, che secondo i rilevamenti riservati ammontano a oltre 4 milioni, ha segnato l’ultima giornata di campagna elettorale. Ad essi si è appellato soprattutto Matteo Renzi, che ha chiuso con un comizio a Firenze, e ha ribadito di puntare al Pd primo gruppo parlamentare, per poter così aspirare ad esprimere il premier. Renzi ha poi escluso le dimissioni da segretario in caso di sconfitta. In ogni caso niente governo con «gli estremisti di M5s», «meglio all’opposizione» . Berlusconi (che oggi ha scelto Napoli per trascorrere le ultime ore prima del voto) ha chiuso la campagna elettorale con una serie di interviste Tv dove il tema dominante è stata la candidatura a premier di Antonio Tajani («con lui verranno protetti i nostri interessi in Europa») e il no alle larghe intese («impossibile un’alleanza con il Pd)».
Ma Matteo Salvini non ha rinunciato alla competitione interna al centrodestra per la leadership. «Chi vuole Tajani presidente del Consiglio vota FI, chi vuole Salvini vota Lega», il messaggio inviato agli elettori e soprattutto ad Arcore dal segretario del Carroccio. I Cinque Stelle hanno invece chiuso la campagna elettorale a piazza del Popolo. Sono stati gli unici a osare la piazza, a cinque anni di distanza da quel 22 febbraio in cui a San Giovanni si radunarono centinaia di migliaia di persone. Sul palco anche Beppe Grillo, ma il testimone è passato ormai dal comico al candidato premier Luigi Di Maio, in nome della metamorfosi governista. «Se allora siamo entrati in Parlamento come opposizione stasera quell'era finisce e inizia quella del governo», ha sintetizzato Di Maio dal palco.
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