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Dossier | N. 177 articoliElezioni 2018-Ultime notizie, interviste e video

Elezioni 2018, nel suo statuto la Lega vuole ancora la secessione della Padania

(Ansa)
(Ansa)

A Lecce la Lega è passata da 75 voti del 2013 ai 10.059 di domenica: è il collegio con il maggiore aumento relativo per il Carroccio, vero vincitore delle elezioni insieme al Movimento 5 Stelle. Peccato che nello Statuto del partito la Puglia non sia ancora riconosciuta come «Nazione». È solo una delle incongruenze che si notano andando a rileggere la «carta statutaria» della Lega. Un nuovo statuto sarebbe già pronto nel cassetto ma fino a quando non verrà depositato la carta d’identità leghista resta quella “rilasciata” dal consiglio federale dell’ottobre 2015.

«Quanta soddisfazione, amici, nel vedere che le idee della Lega si radicano in tutte le regioni del nostro Paese» ha detto Matteo Salvini, forte dell’8% raccolto nel Mezzogiorno: risultato senza precedenti rispetto allo “zero virgola” dei tempi di Umberto Bossi. Sono i frutti della svolta nazionale impressa al movimento e segnata simbolicamente anche dalla cancellazione nel nome della parola “Nord”. Decisione presa dal consiglio federale il 21 dicembre scorso. Assenti, non casualmente, il fondatore Umberto Bossi e Roberto Maroni, cioè la vecchia guardia. Di quel passato resta però traccia nello statuto del partito e per accorgersene non occorre faticare molto. Perché già all’articolo 1 si può leggere che la Lega «è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica federale indipendente e sovrana». Propositi che stridono con il profilo ormai nazionale che ha assunto il partito, il cui leader aspira a ricevere un incarico a formare il governo da parte del Capo dello Stato in virtù del titolo di principale forza della coalizione di centrodestra.

“La Lega è un movimento politico confederale (...) che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania”

Articolo 1 dello Statuto della Lega 

La Lega è riuscita a raccogliere voti anche nell’ultimo lembo d’Italia, a 1.754 chilometri dalla sede di via Bellerio 41: a Lampedusa è passata da 3 a 346 voti, più del doppio di quanti ne ha presi il Pd e l’intera coalizione di centrosinistra. Rispetto a cinque anni fa il Carroccio è passato da 0,15% al 14,64%. È vero che già nel 2008 fu eletta senatrice con la Lega il vicesindaco dell’isola Mara Maraventano: prese 174 voti (7,87%) ma correndo sotto il simbolo del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo. Meno della metà dei voti presi domenica dalla Lega, con Alberto da Giussano nel simbolo.

Nelle tredici «Nazioni costituite a livello regionale» riconosciute dallo statuto leghista non compare ancora la Sicilia. Evidentemente troppo distante per essere inserita nella Padania. Di cui si ricorda la proclamazione dell’indipendenza del 15 settembre 1996 «dal palco di Venezia»: tutti gli «associati ordinari militanti» presenti all’evento sono elevati a rango di «Padri Fondatori della Padania». Tra questi, ovviamente Umberto Bossi, a cui le scelte del suo successore non sono piaciute: «Salvini ha messo il suo nome nel simbolo e solo la parola Lega perché vuol prendere voti al Sud - ha detto qualche tempo fa il presidente fondatore -. Però quando presenti il simbolo al ministero dell’Interno devi presentare uno Statuto, e lo Statuto è quello della Lega Nord. Quindi a tutti gli effetti è stata la Lega Nord a presentarlo».

Un nuovo statuto che certifichi la svolta impressa sarebbe già pronto. Il documento delinea un nuovo partito fin dal nome: «Lega per Salvini premier». Via riferimenti espliciti al Nord e dentro l’obiettivo di un federalismo in chiave nazionale, senza citare più l’indipendenza della Padania. Fino alla sua presentazione, però, la seconda forza del Paese (dietro al Movimento 5 Stelle) continua a essere un partito secessionista.

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