Ad Arzignano, capoluogo dell’industria conciaria, la percentuale di votanti ha raggiunto quota 84,38%, dieci punti abbondanti sopra al dato nazionale. Un risultato superiore al 66,30% di cittadini che si erano espressi per l’autonomia del Veneto (con un sonoro 98,69% di si). Qui il voto ha premiato il Centrodestra con il 56,76% (alla Lega la parte del leone: 39,45%). Solo pochi giorni fa, prima del voto, nell’assemblea territoriale della Uiltec Uil si era parlato di un settore in salute: 220 il saldo fra nuovi assunti e rapporti di lavoro cessati, anche se la maggioranza resta fatta di contratti interinali. «La concia ha avvertito prima degli altri la crisi, ma ha anche colto in anticipo la ripresa – spiega Massimo Zordan, segretario Uiltec di Vicenza – Qui non c’è stato un voto di protesta, né ce ne sarebbe stato motivo: dopo il calo degli anni più duri, 2008 e 2009, è tornato il lavoro e, in paese, un benessere anche superiore a quello dei centri vicini». La concia, spiega Zordan, «produce lavorati per settori che vanno dall’automotive all’arredo alla moda, non prodotti finiti: in questo senso è un termometro più sensibile di altri settori. Le aziende più redditizie hanno richiamato l’interesse di fondi di investimento, molte altre investono da tempo su ambiente e sostenibilità, e anche su una robusta internazionalizzazione. Perfino sul welfare, che ci vedeva in una posizione arretrata, c’è stata una svolta».
Se c’è un problema, è quello di adeguare la zona industriale alla crescita. Anche l’ultima indagine congiunturale di Confindustria Vicenza per il 4° trimestre 2017 - diffusa il 2 marzo - sottolinea come l’anno da poco concluso sia stato una svolta per l’economia berica. Solo segni positivi per la concia sul fronte di produzione, export e occupazione. Ma lo stallo rende tutto più difficile: «Non si ha la più pallida idea di chi, come e con quale maggioranza possa governare. Siamo in un contesto in cui le aziende stanno correndo, i nostri numeri – dice il presidente degli Industriali berici Luciano Vescovi – sono per certi versi incredibili: forse batteremo il record assoluto di export del 2015. Ci sarebbe bisogno di avere un contesto e un Sistema Paese in cui le regole del gioco siano chiare e stabili almeno nel medio periodo. Solo così si può pensare di investire e di assumere. Per questo, a breve, inviteremo tutti gli eletti che rappresentano il Vicentino ad un confronto con i nostri imprenditori associati per discutere a viso aperto».
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