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Dossier | N. 177 articoliElezioni 2018-Ultime notizie, interviste e video

Presidenze Camera e Senato, cresce l’ipotesi di un accordo tra M5S e Lega

La scelta dei presidenti di Camera e Senato sembra andare sempre più verso un dialogo a due tra M5S e la coalizione di centrodestra, ovvero le due forze politiche che sono uscite vincitrici dall’ultima tornata elettorale del 4 marzo, con la Lega nel secondo caso a svolgere una funzione di pivot nella trattativa. Se da una parte il segretario del Carroccio Matteo Salvini continua a confidare nella possibilità di andare lui a Palazzo Chigi, in quanto rappresentante della forza politica più votata nell’ambito della coalzione che ha ottenuto più seggi, quella di centrodestra, dall’altra rilascia in queste ore delle dichiarazioni che sembrerebbero andare nella direzione di soluzioni più concretizzabili, almeno sulla carta.

L’ipotesi: Tonelli alla presidenza del Senato, Giorgetti alla Camera
Tra queste, la scelta degli scranni più alti di Camera e Senato. In particolare il centrodestra avrebbe i numeri per eleggersi il presidente del Senato. È girato il nome di Roberto Calderoli. Un accordo tra M5S e Lega potrebbe tuttavia portare Danilo Toninelli a Palazzo Madama e Giancarlo Giorgetti a Montecitorio (oppure il giornalista Emilio Carelli, M5S, nel qual caso Calderoli sarebbe scelto come presidente del Senato) . Allo stato attuale è meno probabile l’ipotesi di Mara Carfagna (Fi) per Montecitorio. Le diplomazie sono al lavoro. I tempi sono stretti. Il 23 marzo si aprirà la XVIII legislatura con la prima riunione dei due rami del parlamento. Dopo due giorni potrebbe definirsi il nome del nuovo presidente del Senato, mentre quello della Camera potrebbe arrivare dopo.

Salvini: la presidenza delle Camere vada ai partiti vincitori
Per le presidenze delle Camere, sottolinea oggi Salvini in un intervento alla scuola politica del partito, «ci sono due forze politiche che hanno vinto le elezioni, non è difficile capire con chi si ragionerà». Insomma, il messaggio lanciato dal leader del carroccio è: la presidenza di Camera e Senato deve andare ai due partiti vincitori. Una posizione, quella espresa dal leghista, che si concilia con quella confermata dal leader politico dei Cinque Stelle il quale, facendo in questo caso riferimento a un esecutivo M5S, scrive nel suo blog: «Faremo tutto il possibile per rispettare il mandato che ci hanno affidato. Mi auguro che tutte le forze politiche abbiano coscienza delle aspettative degli italiani: abbiamo bisogno di un governo al servizio della gente». Il messaggio, in questo caso, è: ogni soluzione non può prendere in considerazione la scelta fatta dagli elettori, e quindi le proposte dei Cinque Stelle.

«Farò tutto il possibile per fare premier ma senza scendere a patti»
Se da una parte Salvini considera la scelta dei presidenti delle Camere come qualcosa che spetta a M5S e centrodestra, dall’altra chiarisce: «Farò tutto quello che è umanamente possibile per rispettare il mandato che gli italiani ci hanno dato, ovvero di andare a fare il presidente del Consiglio, ma - aggiunge subito dopo - senza scendere a patti». E confida di considerare «astruse» le ipotesi «di governissimi, di governini, di passi di lato. C’è un programma scelto dagli italiani».

La chiusura del Pd a un dialogo con M5S e Lega
Lo scenario in base al quale la scelta dei presidenti di Camera e Senato sembra sempre più essere una partita a due trova nella chiusura del Pd a qualsiasi dialogo con i Cinque Stelle e con la Lega un elemento di conferma (anche se sottotraccia e a microfoni spenti il tema di un appoggio a uno dei due vincitori è oggetto di confronto nelle file del partito). Una maggiore disponibilità/apertura dei Dem avrebbe potuto condurre in uno di quegli incarichi un esponente Pd o qualcuno vicino a quella parte politica, ma la scelta più volte espressa a livello formale di ricoprire un ruolo di opposizione rende questa ipotesi, allo stato attuale, meno forte.

Orfini: legittimo presidenze Camere vadano a M5s-Lega,non Pd
Le presidenze delle Camere a M5s e Lega? «Mi pare sia quello di cui si discute e lo ritengo anche legittimo visto che hanno vinto le elezioni - osserva il presidente del Pd Matteo Orfini in un intervento a “1/2 ora in più” -. Non mi sembra ci siano le condizioni per cui la presidenza di una Camera vada di nuovo a un rappresentante del Pd». Già domani, quando si terrà la direzione del partito, il quadro al Nazareno dovrebbe delinearsi con qualche elemento di chiarezza in più. A cominciare dalla linea politica che potrebbe caratterizzare il Pd, ex partito di maggioranza relativa, nei prossimi giorni e mesi.

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