Era il lontano 1977, l’anno delle contestazioni studentesche e dell’insediamento di Jimmy Carter alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Nel dorato mondo del tennis l’Italia poteva vantare star del calibro di Panatta, Bertolucci e Barazzutti, capaci di alzare trofei in serie dopo il magico 1976 segnato dallo storico «Triplete»: vittoria a Roma e Parigi (con Panatta) e trionfo in Coppa Davis nel famigerato Estadio Nacional del Cile, dove il regime di Pinochet imprigionava e torturava gli oppositori.
Sono passati 41 anni e il tennis tricolore sta ritrovando lo smalto dei tempi migliori. Non è un’esagerazione, lo raccontano le statistiche: con la vittoria odierna di Fabio Fognini nel torneo di Los Cabos, dove ha battuto il numero 4 del mondo Juan Martin Del Potro, sono infatti già sei i titoli Atp messi in bacheca dal nostro Paese quest’anno: tre da Fognini, due da Cecchinato, uno da Berrettini. Non accadeva, appunto, dal 1977, quando portammo a casa sette titoli Atp con il formidabile terzetto formato da Panatta, Bertolucci e Barazzutti.
Come si spiega questa vera e propria rinascita sportiva? Prima di tutto con un movimento in costante crescita. La Federazione negli ultimi 15 anni ha registrato un aumento a tripla cifra di tesserati, tornei e partecipanti. Le scuole tennis crescono, e con loro i giovani che si avvicinano a questo sport anche attraverso i centri estivi della Fit, sempre molto frequentati.
Tutto questo però non basta. Servono i risultati, i campioni, i giocatori che fanno sognare i bambini con le vittorie creando un circolo virtuoso. Proprio quello che per decenni è mancato al movimento italiano e che quest’anno, all’improvviso, sta arrivando come un regalo inatteso. Cominciamo da Fabio Fognini: a 31 anni è ormai un veterano ma quest’anno sta trovando una continuità di risultati che non aveva mai avuto in passato. Con la vittoria di oggi a Los Cabos, dove ha sfoggiato una nuova acconciatura con le treccine, il ligure intasca il terzo titolo del 2018, dopo quelli conquistati a San Paolo e a Baastad, l'ottavo complessivo su 17 finali disputate, il primo in assoluto sul cemento. Da domani ritornerà a occupare la posizione numero 14 del ranking Atp, a un passo soltanto dal suo miglior piazzamento (numero 13, raggiunto nel marzo 2014).
Se Fognini è una conferma, Cecchinato e Berrettini sono le due grandi novità dell’anno. Il 25enne palermitano, dopo anni di sudore e fatiche sui campi minori del circuito, ha compiuto l’impresa del Roland Garros, dove ha raggiunto le semifinali: un exploit che avrebbe potuto provocargli vertigini d’alta quota. Invece Cecchinato ha proseguito il suo cammino, continuando a vincere sul campo e ora si trova al numero 22 della classifica mondiale, record della carriera.
Matteo Berrettini è forse il tennista con il maggiore potenziale, sia per la giovane età (22 anni), sia per il talento. Alto 196 centimetri per 90 chili, è il tipico tennista del XXI secolo, simile nel fisico a Zverev o Cilic. Gran servizio, colpi potenti e solidi da fondo, nervi saldi, ha tutte le carte in regola per scalare la classifica Atp, dove ora si colloca al numero 54 (il suo best ranking). Non è finita qui, perché sullo sfondo emergono altri potenziali campioni come Lorenzo Sonego e Gianluigi Quinzi. E in campo femminile, dopo l’uscita di scena di Flavia Pennetta e Roberta Vinci, l’eterna promessa Camila Giorgi - dotata di colpi da top ten - sembra aver trovato la strada giusta, raggiungendo i quarti di finale a Wimbledon. Il 2018 insomma è stato finora un anno da incorniciare ma i prossimi mesi e il 2019 potrebbero riservare altre liete sorprese.
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