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Nave Diciotti, Salvini indagato. Il ministro dà l’ok allo…

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la chiesa ospiterà cento migranti

Nave Diciotti, Salvini indagato. Il ministro dà l’ok allo sbarco

«La Procura di Agrigento, al termine dell’attività istruttoria compiuta a Roma, ha deciso di passare a noti il fascicolo, iscrivendo due indagati, un ministro e un capo di gabinetto, e trasmettendo doverosamente i relativi atti alla competente Procura di Palermo per il successivo inoltro al tribunale dei ministri del capoluogo». La notizia è stata comunicata ieri in serata con una nota dalla Procura di Agrigento. Pur senza fare il suo nome, il ministro indagato è il titolare del Viminale, Matteo Salvini. «Ogni eventuale negativa valutazione delle condotte dovrà essere sottoposta all’autorizzazione della competente Camera dei senatori», conclude la nota.

I reati contestati sono sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale. Pochi minuti prima era arrivata la nota della Anm, che aveva parlato di «inammissibili interferenze» di Salvini, con le sue dichiarazioni, nella attività dell’autorità giudiziaria.

Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, in mattinata aveva ascoltato per tre ore a Roma i dirigenti della direzione del Viminale competente provocando la reazione di Salvini: «Mi spiace – ha detto Salvini - c’è qualche giudice che ha tempo di interrogare funzionari pubblici: vengano direttamente da me».

E in serata, dalla festa della Lega a Pinzolo (Trento), è arrivata la replica del titolare del Viminale: «Indagano un ministro che difende i confini del Paese. È una vergogna. Aspetto il pm con il sorriso: voglio spiegargli le mie ragioni. Invece di indagare un ministro indaghi gli scafisti e chi favoreggia l’immigrazione clandestina». Gli scafisti attacca Salvini «comprano armi e droga che poi viene spacciata magari fuori dalle scuole dei nostri figli. Serve la riforma della giustizia – ha sottolineato rivolto alla magistratura –: fate più in fretta a smaltire questi processi. Non ci si possono mettere tanti anni, non si possono trattenere tanti imprenditori in attesa di giustizia. Faccio affidamento ai tanti magistrati per bene. Il governo – ha concluso – è compatto come non mai, ringrazio il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio». E poi l’annuncio: «Gli immigrati della Diciotti sbarcheranno tutti». I migranti saranno portati, secondo fonti del Viminale, in un centro a Messina. Le operazioni di sbarco sono iniziate già ieri sera.

Un principio di svolta c’era stato nel pomeriggio. «Stiamo lavorando con alcuni Paesi - ha spiegato Salvini - con alcune realtà più vicine a noi che non fanno parte dell’Ue, c’è un dialogo aperto anche con altre istituzioni. Il principio è che non paghino gli italiani». La «realtà più vicina a noi» è l’Albania guidata dal presidente Ilir Meta e dal premier socialista Edi Rama. Come aveva confermato il responsabile della Farnesina, Enzo Moavero, il paese extra Ue è pronto ad accogliere 20 migranti ancora sulla Diciotti. «La restante parte dei migranti - ha specificato Salvini - andrà in uno, due altri Paesi», di cui uno l’Irlanda (accoglierà 20-25 profughi), «ma la maggioranza, e ci ho lavorato personalmente mentre gli altri insultavano, sarà ospitata a cura dei vescovi della Chiesa italiana». E la Cei conferma: ne ospiteremo un centinaio. Contatti sono in corso con altri Paesi e con organizzazioni delle Nazioni unite quali Unhcr e Oim.

Una dimostrazione di impotenza della Ue dopo il nulla di fatto dell’incontro a 12 di venerdì a Bruxelles. E quasi uno “schiaffo” , quello dell’Albania, inferto da un piccolo Paese candidato ai ricchi dell’Unione, la Germania della cancelliera Angela Merkel e la Francia di Emmanuel Macron. Il ministro degli Esteri albanese, Ditmir Bushati, spiega la decisione su twitter: «Italia! Non possiamo sostituire l’Europa, ma siamo sempre qui, sull’altra sponda di un mare dove una volta eravamo noi gli Eritrei che soffrivano per giorni e notti nel mezzo del mare, aspettando che l’Europa si svegliasse! Ieri l’Italia ci ha salvato e oggi siamo pronti a dare una mano». In serata il premier Giuseppe Conte ha parlato di sconfitta per l’Europa: «Siamo al lavoro per porre una riserva all’adesione dell’Italia al piano finanziario pluriennale in corso di discussione. A queste condizioni, l'Italia non ritiene possibile esprimere adesione a un bilancio di previsione che sottende una politica così incoerente sul piano sociale».

Intanto martedì a Milano Salvini incontrerà il premier ungherese Victor Orban («ma incontro solo politico» avvertono i 5 stelle) mentre a fine mese a Vienna i ministri della Difesa e degli Interni dovranno affrontare la questione delle piattaforme di sbarco per i migranti soccorsi in mare. Resta il problema, come ricorda il presidente del Movimento europeo Virgilio Dastoli, di verificare prima i singoli casi avendo riguardo a inviare i migranti in Paesi in cui si possono integrare e «l’Albania non è certo tra questi». Lega e M5S continuano a ventilare azioni ritorsive sul bilancio Ue in assenza di decisioni sui migranti.

Luigi Di Maio, come capo politico dei 5 stelle, ripete che in assenza di un accordo sui migranti l’Italia non verserà contributi previsti all’Ue. Non si tratta, tuttavia, di 20 miliardi ma, secondo i dati 2017, di 12 miliardi di cui già 8 miliardi versati per l’anno in corso. La quota parte dei contributi deve essere versata all’inizio di ogni mese e i ritardi vengono penalizzati con interessi superiori al 2,50%. La minaccia per quest’anno si limiterebbe quindi a 4 miliardi, ma da Bruxelles, sotto varie forme, recuperiamo circa 9,5 miliardi dei 12. Quindi lo sbilancio complessivo a nostro sfavore è di circa 2,5 miliardi di euro. Salvini parla invece di veto al nuovo bilancio Ue: «C’è un bilancio che dovranno approvare all’unanimità? Il voto dell’Italia non c’è e non ci sarà finché non si risolve il problema migranti». Il negoziato per le nuove prospettive finanziarie 2021-2027 è già cominciato. Un voto negativo italiano potrebbe però rivelarsi un boomerang per il nostro Paese perché si continuerebbero ad applicare le regole del bilancio 2014 – 2020 e questo comporterà il mantenimento dell'attuale riduzione dei contributi del Fondo regionale all’Italia a tutto vantaggio dei Paesi dell’Est.

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