«Meglio tre qualificazioni alla Champions che vincere lo scudetto». La riflessione del presidente del Milan Paolo Scaroni affidata oggi alla Gazzetta dello Sport farà storcere il naso ai tifosi più romantici ma rappresenta una constatazione quasi «banale» della trasformazione avvenuta nel calcio contemporaneo. Dal punto di vista economico tra partecipazioni ai gironi iniziali della massima competizione continentale valgono oggi circa 150 milioni. Cucirsi sulle maglie il titolo nazionale al contrario riempie d’orgoglio i supporter e arricchisce molto più la bacheca del portafoglio.
Gli effetti sul ranking
Non esiste un «premio» assegnato dalla Lega per chi arriva primo in campionato. La vittoria può incidere sul ranking del club
ai fini della distribuzione dei diritti Tv, può far guadagnare dei bonus se previsti dagli sponsor, ma nell’insieme non consente
di accumulare un surplus più cospicuo di una decina di milioni nell’ipotesi migliore. Ecco perché per i manager, per quanto
appassionati di calcio e innamorati dei colori della propria squadra, l’obiettivo Champions è prioritario. Peraltro da questa
stagione la Champions League è diventata ancora più ricca grazie ai proventi di Tv e partner commerciali. La crescita del
montepremi è stata notevole rispetto al triennio 2015/18. Alle 32 squadre «finaliste» infatti andrà un totale di 1,95 miliardi
di euro, oltre 600 milioni in più rispetto alla competizione conclusasi lo scorso giugno con la terza vittoria consecutiva
del Real Madrid.
Il nuovo format della Champions
Questo grazie al nuovo format voluto dalla Uefa che assicura più spazio ai team delle Leghe più importanti (alla Serie A è
garantita ora la presenza di quattro squadre nei gironi) e allo sdoppiamento degli orari con match alle 19 e alle 21. Fino
allo scorso anno erano in vigore due parametri: uno legato alla partecipazione ai gironi e alle performance sportive che pesavano
per circa il 55% nella distruzione; e l’altro legato al cosiddetto market pool, che valeva il residuo 45%. Questo secondo
parametro rispecchiava il valore dei diritti tv pagati dalle televisioni di un paese per trasmettere la competizione e venivano
riservati ai club di quel paese. È il motivo per cui quando i club italiani hanno partecipato solo in due ai gironi hanno
realizzato un ottimo bottino, a prescindere dal rendimento sportivo assoluto. E la Juventus sconfitta dal Real Madrid due
anni fa in finale ha conquistato economicamente il record assoluto degli introiti Champions con 110 milioni stagionali, 30
in più dei Blancos laureatisi campioni d’Europa.
L’importanza di andare avanti
Questa distribuzione quasi automatica e preferenziale ora cesserà in gran parte. E diventerà fondamentale per assicurarsi
un buon livello di entrate vincere più partite possibile e andare avanti nel torneo. La voce del il market pool varrà infatti
d’ora in avanti solo 292 milioni di euro, il 15% del totale. Le quote fisse di partecipazione conteranno invece per il 25%
(488 milioni). Ad avere il peso maggiore saranno invece i risultati conseguiti sul campo: il 30% del montepremi dipenderà
dalle performance sportive della stagione (585 milioni) un altro 30% in base al nuovo parametro del ranking decennale, vale
a dire dei risultati storici conseguiti da ciascun club in ambito Uefa. Fare bene in Europa dunque fare crescere il blasone
del club ma anche il fatturato.
Il peso della vittoria
In particolare, i 32 club qualificati alla fase a gironi riceveranno ciascuno 15,25 milioni (più ulteriori cinque milioni
per chi ha partecipato ai playoff). Inoltre per ogni partita della fase a gironi è previsto un bonus di 2,7 milioni in caso
di vittoria (finora era pari a 1,5 milioni) e di 900mila euro in caso di pareggio. Il superamento del girone e l'approdo agli
ottavi vale 9,5 milioni, la qualificazione ai quarti 10,5 milioni e la conquista delle semifinali altri 12 milioni. Arrivare
in finale vale 15 milioni per la perdente, mentre chi si aggiudicherà la finale, in programma il 1° giugno 2019 allo stadio
Wanda Metropolitano di Madrid, avrà un premio di 19 milioni (oltre ai 3,5 milioni derivanti dalla partecipazione alla Supercoppa
Uefa, che diventano 4,5 in caso di vittoria).
Quanto conta la storia
La grande novità nella ripartizione dei premi è rappresentata, come detto, dal ranking storico basato sulle prestazioni degli
ultimi dieci anni dei 32 club ammessi ai gironi. Ogni quota di coefficiente vale 1,108 milioni, il massimo possibile è pari
a 32 quote, ovvero 35,46 milioni. Questa classifica vede il Real Madrid in testa, seguito da Barcellona e Bayern. Tra le italiane,
la Juventus è prima seguita da Milan, Inter, Napoli e Roma. In pratica, per fare un esempio, la Juventus potrebbe incassare
un minimo di 60 milioni circa, ma giungendo in fondo al torneo potrebbe incamerare anche il doppio. Così come uscire ai gironi
vincendo almeno due match potrebbe portare in cassa agli atri club tricolori un «gruzzolo» vicino ai 50 milioni.
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