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VERTICE NEL POMERIGGIO

Conte-Juncker, ecco cosa peserà nella trattativa tra Italia e Bruxelles

Ufficiosamente sul tavolo dell’incontro annunciato per questo pomeriggio a Bruxelles tra il premier Conte e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ci sono due nodi. Il 2,4% del rapporto tra deficit e Pil previsto dal Governo M5s-Lega per il 2019, e le stime di crescita dell’economia italiana per l’anno prossimo, con l’esecutivo giallo verde a indicare un più 1,5% e Bruxelles che non si spinge oltre l’1,2 per cento.

Ma oltre a queste scelte, messe nero su bianco nel Documento programmatico di bilancio che Roma ha fatto pervenire a Bruxelles, il faccia a faccia di oggi tra le due parti avrà altri “convitati di pietra”. Dossier che non sono sul menù, ma che in qualsiasi momento potrebbero essere calati dalla parte italiana sul tavolo della trattativa. La partita si preannuncia comunque in salita. Per Bruxelles il rapporto deficit - Pil deve scendere almeno al 2%, ma i due vicepremier non sono disposti ad andare al di sotto del 2,2 per cento. Il governo, segnalano da Palazzo Chigi, ha messo a punto una proposta “nero su bianco” sui saldi della manovra da portare all’incontro nel pomeriggio.

Il pacchetto dei grimaldelli
Il pacchetto degli assi da tirare fuori durante la trattativa è variegato: da quello che nelle ultime ore ha preso il nome di “caso Francia”, ai nuovi equilibri europei con una Parigi in grande difficoltà con la rivolta dei “gilets jaunes” e Berlino in piena fase di transizione post Merkel, oltre alle incertezze sul tema Brexit, la fine del QE della Bce. E poi le aperture dell’esecutivo sui due cavalli di battaglia reddito di cittadinanza e quota 100 pensioni, un’economia italiana che versa ai confini della recessione. E poi, ancora, la virata degli ultimi giorni sulle imprese, la disponibilità a destinare più risorse agli investimenti, il capitolo privatizzazioni.

L’esempio francese per sostenere lo sforamento sul debito
Il primo “grimaldello” per scassinare le resistenze della controparte europea chiama in causa Parigi. Il premier francese Philippe ha riconosciuto che le misure annunciate dal presidente Macron per disinnescare la rabbia dei gilet gialli avranno «un impatto in termini di deficit nel 2019». Stando alle previsioni il deficit potrebbe arrivare al 3,4%, dal 2,8 ad oggi previsto. Questo scenario, in una fase in cui l’Italia si presenta a Bruxelles per trattare sul 2,4%, potrebbe avere il suo peso. Il condizionale è tuttavia d’obbligo. Il commissario europeo agli Affari economici e monetari, il francese Pierre Moscovici, a poche ore dal vertice in un’intervista al Parisien ha chiarito: la situazione della Francia non può essere paragonata a quella italiana.

La carta dei “due pesi e due misure”
Conte farà riferimento al caso francese per sostenere la decisione dell’esecutivo giallo verde di - per dirla con le parole utilizzate dalla stessa Commissione nell’opinione pubblicata il 23 ottobre - violare «gli impegni presi con se stesso e con gli altri paesi membri». Obiettivo: scongiurare “in zona Cesarini” l’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo. Potrebbe arrivare ad accusare Bruxelles di usare con i paesi membri “due pesi e due misure”. Ma la scelta francese potrebbe avere un effetto opposto, ovvero quello di convincere la Commissione a irrigidirsi e a non arretrare di un millimetro sul rispetto dei parametri di Maastricht. Una linea che andrebbe incontro ai paesi del Nord Europa, in pressing su Bruxelles affinché le regole vengano rispettate e chi sfora venga sanzionato.

L’apertura su quota 100: misura sperimentale in vista di quota 41 dal 2022
Ma tra gli assi che Conte calerà sul tavolo oggi a Bruxelles ci sono anche le aperture dell’esecutivo su reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero tramite quota 100. Soprattutto la seconda misura è finita sotto la lente di Bruxelles in quanto, ha sottolineato l’Europa, la riforma Fornero ha assicurato la sostenibilità di lungo termine del debito pubblico italiano. Conte farà presente a Juncker che quota 100, ovvero l’uscita a 62 anni con 38 di contributi, avrà un carattere sperimentale, ovvero sarà una soluzione ponte verso quota 41 per tutti dal 2022.

Il piano accelera-privatizzazioni
Un’altra argomentazione chiave, che il capo del governo italiano si giocherà nel braccio di ferro con Juncker, verte sul rafforzamento del canale dismissioni e privatizzazioni: sarà rafforzato da un pacchetto di norme in manovra (il Ddl bilancio è attualmente all’esame del Senato, in seconda lettura ). Una soluzione che punta a valorizzare gli immobili pubblici e incentivare gli enti locali a mettere sul mercato i loro beni.

L’economia in stagnazione
Un altra carta da giocarsi sarà quella dello stato di salute dell’economia italiana, che stenta a ripartire. L’Istat ha rivisto al ribasso la valutazione preliminare del Pil del terzo trimestre con una diminuzione congiunturale dello 0,1% rispetto alla variazione nulla della stima precedente. L’ente statistico ha parlato di «primo calo dell’attività economica dopo un periodo di espansione protrattosi per quattordici trimestri». Pertanto la decisione di sforare sul deficit, sarà il ragionamento del premier, nasce dal’esigenza di far ripartire l’economia, con più investimenti e misure che aumentino il potere d’acquisto delle famiglie, così da rilanciare consumi e domanda interna.

La virata sul reddito di cittadinanza: mix pubblico-privato
Per ovviare alla critica, che potrebbe arrivare dalla controparte europea, di un reddito di cittadinanza misura assistenziale, con ripercussioni non certe sulla crescita, il premier metterà in evidenza la disponibilità di affidare un ruolo ai privati. Non solo affidando anche a imprese e agenzie per il lavoro, oltre ai Centri per l’impiego, il compito di formare chi beneficia del sostegno. Ma delineando la proposta, sostenuta soprattutto dalla componente leghista, di destinare le risorse direttamente alle imprese per formare e aggiornare le competenze dei percettori del reddito. La misura acquisterebbe un volto più da politica attiva del lavoro, e meno di incentivo assistenziale.

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Il dialogo con le imprese
Direttamente connesso a questo filone, è quello del recupero del dialogo con le aziende, a cominciare dal vertice di domenica al Viminale con Salvini, e a quello con Di Maio martedì in occasione del tavolo di concertazione permanente al ministero dello Sviluppo economico. Il premier metterà in evidenza la strategia del governo, che è quella di coinvolgere imprese e sindacati nella definizione delle misure della manovra, in vista del passaggio, sostanzialmente importante, del Ddl a Palazzo Madama.

I risparmi da reddito e pensioni
Infine, un altro tema da tirar fuori durante il confronto è quello di togliere risorse al pacchetto reddito di cittadinanza - quota 100, per destinarle ad altre finalità. Il fondo da 16 miliardi che è stato destinato a finanziare le due misure potrebbe lasciare sul campo 3,5 miliardi (due dovrebbero arrivare dal budget per le pensioni, il resto dal reddito). La Commissione chiede che queste risorse vadano alla riduzione del deficit. Il governo, soprattutto nella componente leghista, chiede di destinarli agli investimenti fuori dal deficit, come quelli sul dissesto idrogeologico.

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