Tanti la vogliono, nessuno se la piglia. É la storia degli ultimi due anni di Alitalia. Nella procedura di vendita avviata dai commissari nel maggio 2017 all'inizio c’erano 33 manifestazioni d'interesse. Oggi sul tavolo c'è solo l'offerta delle Ferrovie dello Stato, con una disponibilità di Delta a prendere il 10% della compagnia. É come se le Fs stessero percorrendo un sentiero di montagna impervio cercando di non cadere nel burrone: la società pubblica deve confezionare un'offerta con un partner industriale (Delta) e altri soci in modo da costruire un piano industriale credibile e distribuire il rischio per non svenarsi se, nel salvataggio della cenerentola dei cieli, qualcosa dovesse andare storto. Ipotesi che, visti i precedenti, va messa in conto.
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Giugno 2017: 33 manifestazioni d'interesse
Le prime 33 manifestazioni d'interesse arrivarono al notaio Nicola Atlante di Roma il 5 giugno 2017, mentre il coordinatore
dei tre commissari, Luigi Gubitosi, che ora è passato passato al timone di Telecom Italia, era in Messico all'assemblea della
Iata, per incontrare alcuni pretendenti. Le proposte non impegnavano chi le aveva presentate. E dunque in quelle 33 buste
c'era un po' di tutto. Alcune erano dirette all'intero complesso aziendale, altre solo a una parte delle attività di volo,
altre ancora solo ai servizi di terra (handling). Molte compagnie aeree ma anche altri soggetti, studi legali, fondi. Fu subito
messo in chiaro l'interesse di Lufthansa, come di easyJet e dell'altra grande low cost, Ryanair. Si era proposta anche Etihad,
l'ex partner di Abu Dhabi che dal primo gennaio 2015 fino al commissariamento aveva detenuto il 49% di Alitalia con un'influenza
determinante sulla gestione. Rimasero avvolti da incertezza i nomi degli altri. Sulla stampa si parlava di un possibile interesse
anche di Air France-Klm, British Airways, Turkish Airlines, di due compagnie cinesi, Hainan e Air China. Circolavano, senza
conferme, i nomi di grandi fondi privati d'investimento come Tpg, Cerberus, Indigo Partners.
Luglio 2017: rimangono in 13, ci sono Lufthansa, Etihad, easyJet, Ryanair
Dopo una scrematura, rimasero “15 controparti”, come si legge nelle relazioni pubblicate dai commissari. A questi proponenti
(10 interessati alle attività di volo, 4 solo alle attività di handling, uno interessato sia all'handling sia alla manutenzione,
dicono sempre i commissari) fu mandato un invito a presentare proposte non vincolanti dopo un'analisi più da vicino dei libri
contabili, la “due diligence”. Alla scadenza del 21 luglio 2017 la gestione commissariale ricevette “13 proposte”. Solo tre
soggetti dichiararono interesse per l'intero complesso aziendale. L'elenco dei pretendenti non è stato reso noto in via ufficiale.
Secondo la stampa, le proposte arrivarono da Etihad, Lufthansa, easyJet, Ryanair, Delta, British Airways, Hainan più alcuni
fondi e società di handling.
Ottobre 2017: si ritira Ryanair, rimangono in sette, arriva Cerberus da New York
Il primo agosto 2017 i tre commissari (oltre a Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari) pubblicarono un invito a manifestare
interesse per l'acquisizione delle attività aziendali di Alitalia e Alitalia CityLiner in amministrazione straordinaria e
successivamente chiesero di presentare offerte vincolanti. Alla scadenza del 16 ottobre arrivarono al notaio Atlante “7 plichi”,
hanno spiegato i commissari. Tra i proponenti c'erano sempre Lufthansa e easyJet. Invece Ryanair aveva annunciato il ritiro
nei giorni precedenti. Dichiarò il suo interesse il fondo Cerberus di New York. Un soggetto entrato in modo un po' misterioso
nella gara, all'inizio si diceva che fosse stato sollecitato dai commissari a entrare nell'operazione. Alcuni arrivarono a
ipotizzare che dietro Cerberus ci fosse Delta, la grande compagnia americana che ha un'alleanza commerciale industriale con
Alitalia e Air France-Klm, sia nella joint venture per i voli transatlantici sia nell'alleanza commerciale SkyTeam.
I commissari: offerte inammissibili
Ma le proposte non furono giudicate soddisfacenti. In una delle relazioni presentate dai commissari si legge: «All'esito dell'esame
della documentazione contenuta nei Plichi, compiuta con l'ausilio dei consulenti, è risultato che nessuna delle offerte vincolanti
presentate può ritenersi ammissibile alla procedura». Le offerte non erano vincolanti, cioè non impegnavano i proponenti oppure
erano condizionate.
Gennaio 2018: arrivano Air France-Klm e Delta
A quel punto i commissari, tenendo presenti anche le regole burocratiche delle norme sull'amministrazione straordinaria, hanno
dato il via a una fase diversa della procedura di cessione, la “procedura negoziata”. Attraverso l'advisor Rothschild gli
interessati vengono invitati a presentare manifestazioni d'interesse entro il 10 gennaio 2018. Arrivano sette proposte. La
novità è che si presenta Air France-Klm, insieme a easyJet. E c'è l'americana Delta, da sola. C'è sempre Lufthansa. É confermata
la presenza del fondo Cerberus, che avrebbe proposto un'operazione con la partecipazione dello Stato e dei dipendenti.
Aprile 2018: tre offerte, nessuna vincolante
Nuovo giro nell'interminabile gara per trovare un compratore di Alitalia. I commissari chiedono di presentare offerte vincolanti
entro il 10 aprile 2018. Nel frattempo ci sono le elezioni e il partito di governo, il Pd, viene sconfitto. Alla scadenza
arrivano tre proposte. Una è di Lufthansa. La seconda è di easyJet, che ci mette la faccia ma nella sostanza è in cordata
con Cerberus, Air France-Klm e Delta. La terza è di Wizz Air, la low cost ungherese in crescita in Europa. Si scopre però,
anche s ei commissari subito non lo dicono, che neppure questa volta le offerte sono vincolanti. Secondo l'allora ministro
dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, la proposta più interessante era quella di Lufthansa. Avrebbe comportato 5-6mila
esuberi nell'intero perimetro di Alitalia, tra attività di volo, manutenzione e handling.
Luglio 2018: in campo le Ferrovie
La procedura si blocca, anche in attesa che si formi un nuovo governo. A fine maggio nasce il governo Lega-M5S. Si comincia
a parlare di un progetto di intervento pubblico per salvare l'Alitalia, che faccia perno sulla Cdp. In luglio entrano in ballo
le Ferrovie dello Stato, con il nuovo amministratore delegato, Gianfranco Battisti, un dirigente interno gradito al M5S. Durante
l'estate si lavora a un progetto che coinvolga un partner industriale.
Il tentativo di coinvolgere Boeing
In un primo momento il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, insieme alla struttura tecnica di cui all'epoca faceva parte
Gaetano Intrieri, un consulente di aviazione, cerca di coinvolgere come “partner tecnico” Boeing, il costruttore numero uno
al mondo di aerei commerciali. Alcuni dirigenti americani di Boeing incontrano Toninelli e il ministro Luigi Di Maio. Ma il
gruppo americano fa presente che il suo mestiere è vendere aerei, rischierebbe un conflitto d'interessi se entrasse nel capitale
di una compagnia.
Il pallino passa a Di Maio
Dopo l'estate il pallino passa al Mise di Luigi Di Maio, il quale annuncia che anche lo Stato sarà azionista, con la conversione
in azioni - circa il 15% - di una quota del prestito statale di 900 milioni. Il nuovo ad delle Ferrovie, Battisti, viene di
fatto incaricato di individuare una soluzione. Le Fs presentano un'offerta vincolante il 31 ottobre 2018. Ma con precise condizioni:
1. Avere una quota di minoranza; 2. Avere un partner industriale; 3. Non intaccare la capacità d'investimento e reddituale
delle Fs nell'attività del trasporto ferroviario. Oltre a Fs ci sono anche le offerte di easyJet e quella, non vincolante,
di Delta. Lufthansa dichiara un interesse al governo, ma non presenta un'offerta.
Le Fs e l'asse con Delta
Le Ferrovie cominciano a sondare i possibili partner. C'è subito un dialogo con Delta, che ha un interesse a salvaguardare
l'alleanza con Alitalia per difendere la sua posizione di supremazia nei voli sul NordAtlantico. Se Alitalia finisse a Lufthansa,
Delta perderebbe un mercato ricco. Gli americani all'inizio si dicono interessati a prendere il 20% della “nuova Alitalia”.
In un incontro ad Atlanta con le Fs al tavolo arrivano anche i rappresentanti di Air France-Klm, che sembrano pronti a raddoppiare,
anche Parigi avrebbe il 20% di Alitalia.
Febbraio 2019: Air France-Klm si sfila
Ma all'inizio di febbraio, nei giorni della tensione tra il governo Lega-M5S e il presidente francese Macron, Air France-Klm,
che già era un po' svogliata, si ritira dall'operazione. Delta e Fs chiamano easyJet. La low cost britannica è interessata
solo ai voli su Milano, la parte più redditizia dell'attività di Alitalia, ma accetta di dialogare e indica una disponibilità
ad acquisire fino al 15% di Alitalia. Il 13 febbraio il cda delle Fs dà il via libera alla trattativa con Delta e easyJet.
Marzo 2019: il ritiro di easyJet
Il 18 marzo easyJet si ritira. Delta conferma che va avanti nelle discussioni. Dopo un incontro negli Stati Uniti, Battisti
ottiene un impegno di Delta ad avere il 10% (e non più il 20%) della “newco” Alitalia. Le Fs chiariscono che non prenderanno
più del 30%, il Mef potrà avere il 15 per cento. Bisogna trovare altri soci che prendano il 45% di Alitalia.
I no dei gruppi pubblici e il contatto con Atlantia
Il governo ha sondato molte società pubbliche: Eni, Leonardo e Cdp hanno detto un no secco. Sondate anche Fincantieri, Fintecna
e Poste. «Non c'è nessun progetto da parte di Poste italiane e del suo cda di aprire un dossier specifico sulla compagnia»,
ha detto oggi Matteo del Fante, ad di Poste. L'ad di Fs Battisti pochi giorni fa ha incontrato l'ad di Atlantia, Giovanni
Castellucci, per parlare di un coinvolgimento del gruppo autostradale, che controlla Aeroporti di Roma, nella nuova Alitalia.
Dal gruppo dicono che non sono interessati. La partita rimane aperta, mentre Alitalia continua a soffrire.
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