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Dalla Flat tax alla Tav, alle autonomie: cosa succede ora alle misure…

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DOPO IL BOOM ELETTORALE DEL CARROCCIO

Dalla Flat tax alla Tav, alle autonomie: cosa succede ora alle misure bandiera della Lega

Alea iacta est. L’espressione che secondo Svetonio Cesare avrebbe pronunciato al passaggio del Rubicone, quel «il dato è stato gettato», ben si calza al quadro politico che si è delineato in Italia a poche ore dalle elezioni europee, regionali e amministrative.

Nonostante Matteo Salvini abbia assicurato che quel 33,33% dei consensi incassato dalla Lega in questa tornata elettorale «non cambia nulla», che l’esecutivo giallo verde «va avanti», va da sè che il “ribaltone” nei rapporti di forza tra le due forze politiche di maggioranza è destinato a prendere forma: avrà conseguenze concrete, a cominciare dall’accelerazione di quei dossier, cari al Carroccio, che negli ultimi mesi sono rimasti in modalità stand by a causa del muro eretto dai Cinque Stelle. È il caso della Tav, della flat tax, delle autonomie di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Dopo una serie di riunioni del Consiglio dei ministri con all’ordine del giorno la voce “varie ed eventuali”, la nuova fase, con i rapporti di forza all’interno della maggioranza invertiti, alzerà il sipario su molti cavalli di battaglia.

Di Maio lo sa. E ha chiesto a Salvini che al più presto si tenga un vertice di governo. Il ministro dell’Interno ha risposto a stretto giro: «Erano settimane che cercavo di avere un dialogo costruttivo, sereno e pacato. Sono qua oggi, domani, dopodomani, non ho preso impegni...».

GUARDA IL VIDEO - Lega a valanga, come cambia l'agenda del governo: dalla Tav alla manovra

Flat tax, l’apertura di Di Maio a poche ore dal voto: «facciamola»
A cominciare dalla Flat tax, fortemente voluta dalla Lega e che adesso, stando alle parole di apertura che Di Maio ha espresso nelle ultime ore, potrebbe vedere la luce. «Il ministro dell’Economia ha detto che i soldi ci sono per fare la flat tax per il ceto medio, e allora per me si può fare, andiamo, io ci sono, facciamola», ha detto il leader politico dei Cinque Stelle, nella conferenza stampa post-voto europee. Prevista nel contratto di governo, la cosiddetta “tassa piatta” è da sempre un “pallino” della Lega come, più in generale, l’abbattimento delle tasse per famiglie e imprese. Una soluzione sulla quale Di Maio ha frenato. Per il leader M5S la priorità è salario minimo e, se riduzione della pressione fiscale deve essere, allora meglio abbattere il cuneo sulle imprese. Inoltre il ministro dello Sviluppo economico ha frenato sulla possibilità, lasciata aperta da Salvini, di andare oltre la soglia europea del 3% nel rapporto tra deficit e Pil. La Lega spinge per arrivare già con la prossima legge di Bilancio a una prima aliquota del 15% per i redditi più bassi.

PER SAPERNE DI PIÙ - Guarda i risultati sul sito del Sole 24 Ore

Il quadro si delineerà nelle prossime ore
Nelle prossime ore si capirà fino a che punto vorrà spingersi Salvini, che in quest’ultima tornata elettorale ha ottenuto oltre 2,2 milioni di preferenze. Nel caso in cui M5S decidesse di resistere, in ambienti del Carroccio non si esclude del tutto una crisi di governo, con elezioni in autunno. Sulle spalle del dialogo politico tra Lega e Cinque Stelle potrebbe cadere una nuova “tegola”: se il 30 giugno il viceministro leghista Edoardo Rixi dovesse essere condannato nell’ambito del processo sulle “spese pazze” in Liguria, si configurerebbe un altro caso Siri. I pentastellati hanno già annunciato una richiesta di dimissioni.

La lettera sul debito in arrivo da Bruxelles
Un’altra variabile da prendere in considerazione, che potrebbe destabilizzare ulteriormente il governo Conte, è la lettera in arrivo dalla Commissione europea, probabilmente entro la fine della settimana, che chiederà all’Italia chiarimenti sui “fattori rilevanti” che hanno portato all’aumento del debito.

Consiglio dei ministri già in settimana
Un Consiglio dei ministri è atteso in settimana, forse giovedì, per discutere i punti rinviati nella riunione notturna dell’ultimo Cdm: il decreto sicurezza bis, che a questo punto non dovrebbe incontrare più le perplessità pentastellate, anche dopo il restyling del testo; meno probabile il via libera al provvedimento di Di Maio sulla famiglia, che potrebbe diventare un ddl con dentro anche le proposte del ministro della Famiglia Fontana, e l’Autonomia.

La prima prova è tutta sulla Tav: sblocca cantieri all’esame del Senato
Al primo posto nella lista delle priorità c’è comunque la Tav. Salvini lo ha detto a chiare lettere. «Se la Lega andrà al governo in Piemonte - lo spoglio comincerà nel pomeriggio ma il centrodestra guidato da Alberto Cirio si avvia verso la vittoria in Piemonte contro il governatore uscente Sergio Chiamparino - è chiaro che sarà un messaggio per la prosecuzione delle grandi opere. Abbiamo chiesto il voto per il Sì».

GUARDA IL VIDEO - Di Maio: «Il dossier sulla Tav è nelle mani del premier Conte»

Domani in commissione permanente Lavori pubblici e comunicazioni del Senato, dove è all’esame il decreto legge sblocca cantieri, si entra già nel vivo della partita. Sono attesi una quarantina di emendamenti annunciati dal governo. E tra questi dovrebbe entrare, a questo punto, una proposta di modifica della senatrice Simona Pergreffi, che Pd e Forza Italia hanno già annunciato di voler sostenere, che conferma le priorità dei grandi corrisoi europei Ten-T. Fra questi, la Torino Lione. Una mossa, come spiega oggi Il Sole 24 Ore, che riporterebbe immediatamente sotto i riflettori questo dossier, sul quale negli ultimi mesi si è consumato il braccio di ferro tra Lega e Cinque Stelle. Una spallata politica al compromesso ambiguo raggiunto il 9 marzo, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha messo sul tavolo una soluzione di compromesso: nessuno stop ai bandi di gara in corso di pubblicazione, accompagnato dall’impegno di ridiscutere il progetto con il presidente francese Macron prima che gli appalti divengano vincolanti. A tutto ciò si aggiunge che domani scadranno i bandi da 2,3 miliardi per realizzare i lavori delm tunnel di base.

Dopo mesi di stallo,il dossier autonomia potrebbe accelerare
Un altro dossier che si è impantanato nel muro contro muro dei giorni preelettorali è quello dell’autonomia. Questa situazione di stallo sostanziale non è piaciuta ai governatori leghisti del Nord, Zaia in Veneto e Fontana in Lombardia, che adesso chiedono al segretario federale di superare l’impasse. Le bozze delle intese, sotto la regia del ministro del Carroccio per gli Affari regionali Erika Stefani, sono pronte da metà febbraio. I Cinque Stelle fino a oggi hanno frenato, nel timore che alla fine l’autonomia creasse cittadini di serie A e di serie B. Nelle ultime battute della campagna elettorale Salvini ci ha messo la faccia. Ora che la Lega è primo partito, il dossier potrebbe ripartire, e arrivare in tempi stretti sul tavolo del consiglio dei ministri, forse anche già questa settimana. Un altro tema caldo sarà il salva Roma. In occasione dell’esame del decreto crescita da parte del consiglio dei ministri, Salvini è riuscito a far saltare la norma che mette sulle spallo dello Stato la maxi obbligazione da 1,4 miliardi che oggi è in carico al commissario straordinario. Nel passaggio del provvedimento in Parlamento - allo stato attuale è in discussione in Commissione finanze della Camera - pobbe prendere corpo una maggioranza trasversale: il salva Roma potrebbe “rientrare dalla finestra” grazie a un’inedita convergenza tra Cinque Stelle, Fratelli d’Italia, Pd e Forza Italia. Con conguente fortemente stabilizzanti nsull’attuale maggioranza.

Gli altri temi
A mettere altra legna sul fuoco ci penserà anche l'avvio dell'esame alla Camera - relatore il “fichiano” Giuseppe Brescia - della legge sul conflitto d’interessi: il M5s potrebbe cercare la sponda Pd. Al Senato, in contemporanea, la maggioranza si confronterà sulle leggi sul salario minimo, cara ai Cinque stelle, e sulla videosorveglianza, cara alla Lega. Insomma, per l’esecutivo giallo verde si delineano giorni sull’ottovolante. I mercati osservano. All’indomani del voto europeo, lo spread tra BTp e Bund sul mercato secondario dei titoli di Stato è volato a 280 punti.

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