Notizie SportSochi, a Jansrud il SuperG. Innerhofer subito fuori
Il SuperG olimpico regala un bronzo a Bode Miller. Innerhofer subito fuori
di Luca Re | 16 febbraio 2014
Ci voleva il superG di Sochi per far piangere Bode Miller. Il vecchio leone americano è di nuovo con una medaglia al collo, come a Vancouver quattro anni fa. I suoi sono lacrimoni veri, quelli di una felicità improvvisa e genuina. Perché a volte i sogni sono quasi senza limiti. A 36 anni è il sesto metallo a cinque cerchi. Era uscito per un anno dal circo bianco, tornando questa stagione con l'obiettivo di artigliare un podio, almeno uno. Fantasticava di essere il velocista più anziano della storia a vincere una discesa libera olimpica. È arrivato solo un bronzo (ex aequo con il canadese Jan Hudec) ma tanto basta per far brillare gli occhi del campione più funambolico che lo sci alpino conosca.
Anche oggi Bode Miller ha fatto sci acrobatico. Sul filo dell'equilibrio nelle porte iniziali angolate, poi disteso in velocità tra dossi e curvoni nella parte centrale della pista, dove ha guadagnato decimi su tutti gli avversari. Solo nel finale ha lasciato quel mezzo secondo che si prenderà dopo di lui Kjetil Jansrud, il norvegese di ferro in queste Olimpiadi al posto di un delusissimo Mazinga Svindal. È oro con una prestazione sopra le righe, conquistato con la freddezza implacabile che già gli aveva permesso di ottenere il bronzo nella libera. I giochi sembravano fatti ma ecco la variabile sconosciuta che nessuno aveva calcolato.
Andrew Weibrecht, americano anche lui, mai sul podio in Coppa del mondo. Chi lo ricordava più? A Vancouver 2010 fu bronzo in superG, proprio dietro a Miller. Oggi le parti si sono invertite. Weibrecht ha rispolverato gli sci vincenti dalla cantina. Col pettorale numero 29 s'è buttato senza remore nella nuova scommessa olimpica. Da kamikaze vero, imbroccando la seconda discesa della vita, perché a volte i miracoli si ripetono, moltiplicando emozioni, sguardi increduli, frammenti di sport che si ricorderanno per sempre. A volte fa bene sciare col cervello scollegato, con l'unico pensiero di tirare al massimo e vedere cosa succederà. Così è argento per l'atleta a stelle e strisce snobbato dai pronostici, buttando fuori del podio un austriaco inconsolabile, Otmar Striedinger, a due centesimi dal bronzo di Miller-Hudec.
I distacchi esigui aumentano il rammarico di chi è rimasto a mani vuote. Peter Fill è ottavo, migliore degli azzurri, separato 18 centesimi dalla medaglia condivisa. Christof Innerhofer invece s'è svegliato all'improvviso e la nuova realtà era un incubo. La sua gara è durata una sola porta, perché alla seconda era già sdraiato sulla neve. Ha tagliato troppo all'interno, è scivolato, portandosi dietro il sogno di bissare l'impresa delle tre medaglie di Garmisch. Mancava un oro, dopo l'argento nella libera e il bronzo nella super combinata. Il bicchiere però è pieno fino all'orlo, con un bottino insperato alla vigilia che ha riportato Winnerhofer tra i massimi campioni della velocità mondiale. «La mia Olimpiade finisce qui ma non potevo sinceramente chiedere di meglio», dirà l'azzurro. A volte le imprese vanno gustate per quello che sono, bellissime e imperfette.