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Si riapre il caso di Antonino Marino, carabiniere ucciso alla Festa dell'Immacolata di Bovalino

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L'uccisione
Dal 2011 la stazione dei Cc di Platì è a lui intitolata. A Platì il nome che faceva (e fa) tremare era (è ancora) per caratura e imponenza, Barbaro, la cui "declinazione" forse più autorevole è "castanu". Si ricorda che Marino fosse implacabile con i Barbaro. L'omicidio fu compiuto intorno alle 00.40 del 9 settembre 1990, a Bovalino Superiore dove il brigadiere Marino, con la moglie e il figlio Francesco (di appena un anno), si era recato per la Festa dell'Immacolata. Intorno alla mezzanotte, la folla che fino a quel momento aveva gremito il paese si era spostata verso la periferia per andare ad assistere allo spettacolo pirotecnico. Il brigadiere Marino, invece, insieme al figlioletto, alla moglie e ad alcuni conoscenti era rimasto lì, nella piazza del paese, seduto all'esterno del locale pubblico gestito dai suoceri. Erano anche presenti alcuni avventori quando, d'improvviso, facendosi largo tra i presenti, un uomo giunto a piedi si avvicinò al brigadiere e da una distanza di alcuni metri, gli esplose contro numerosi colpi di pistola. Colpito, in varie parti del corpo, da 10 proiettili, il brigadiere Marino morì in ospedale alle 13.45 del 9 settembre 1990. Nel conflitto a fuoco rimasero feriti anche la moglie e il figlio del sottufficiale. Benché fosse risultato, da subito, chiaro che il movente del delitto era da ricercare nelle attività di polizia giudiziaria condotte dalla vittima, quand'era stato al comando della stazione di Platì, l'autore e i mandati rimasero tuttavia ignoti. Il caso restò, così, insoluto per quasi 15 anni e non approdò ad esiti giudiziari risolutivi, nonostante la collaborazione offerta sul punto da Antonino Cuzzola, ritenuta peraltro dai giudici non pienamente riscontrata e quindi insufficiente a fondare la responsabilità dell' imputato D.P.

Il caso si riapre
Ora il caso può riaprirsi perché nella chiacchierata con Michele Grillo, intercettata a partire dalle ore 17:16:09 del 1°settembre 2012, il passo più importante della conversazione è quando Agostino Catanzariti afferma che «Peppe…era il migliore di tutta la famiglia…» e poi aggiunge «…è stato lui che l'ha ucciso…».
Ecco comunque tutto il dialogo.

Agostino: Peppe secondo me era il migliore di tutta la famiglia...
Michele: I suoi fratelli pure
Agostino: però è stato un pezzo indegno, ché è stato capace di organizzare, gira e volta, e alla fine se l'è cavata lui (inc.)
Michele: chi, Ciccio ?
Agostino: (inc.) è stato lui che l'ha ammazzato...
Michele: lui, dici ?
Agostino: ah ... Che si disse il perché, il movente, di tutto e di più ...
Michele: il movente perché era?
Agostino: il movente, perché dice che, nel paese, che perseguitava la famiglia Barbaro e menava sopra i "Castanu" e sopra di lui e di suo padre '" Che dopo è stato ... deciso per ammazzarlo, l'hanno trasferito e dopo ... e là ...

In effetti, avendo il brigadiere Marino sposato una donna originaria di Bovalino, nel rispetto del Regolamento generale dell'Arma dei Carabinieri, ai tempi vigente, fu trasferito alla Stazione di San Ferdinando di Rosarno («…l'hanno trasferito ...»). Dai brevi, ma significativi riferimenti, che segnano questo passaggio è inequivocabile, si legge nell'ordinanza, che Catanzariti stia parlando dell'omicidio del Brigadiere dei Carabinieri Antonino Marino.

«Ciò che peraltro rileva nel presente procedimento – si legge ancora a pagina 60 – è la prova in ordine alla dichiarata conoscenza del nome dell' autore di detto omicidio ("Peppe, il migliore di tutta la famiglia"). A detta conoscenza va attribuita senza dubbio valenza di indice di appartenenza alla 'ndrangheta: chi è estraneo all' associazione mafiosa non può certo essere a conoscenza dell'autore di un omicidio (quello del brigadiere Cc Marino) che può certamente definirsi eccellente». Ora non resta, ad investigatori e inquirenti, che fare piena luce e capire chi era "Peppe". Chi era il killer.
r.galullo@ilsole24ore.com

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