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Stefano Pizzarello, ingegnere della Sorical che in Calabria dice a no alle mazzette

Reggio Calabria (Marka)Reggio Calabria (Marka)

Al rifiuto opposto da Pizzarello di giungere a un accordo corruttivo, si passa dalle lusinghe passa alla rappresaglia violenta.

La "bruciatina"
Il primo gesto è quello più "classico": la cosiddetta "bruciatina".
La Fiat Bravo dell'ingegnere il 12 ottobre 2011 prende magicamente fuoco. Impossibile l'autocombustione.
«La vicenda permetterà anche di trovare conferma – si legge nell'ordinanza del 2012 – al modus operandi del gruppo criminale oggetto di indagine. In sostanza, il primo approccio nei confronti dei dipendenti delle stazioni appaltanti che gestiscono appalti pubblici che sono interessati ad aggiudicarsi e comunque a gestire (eventualmente favorendo altre imprese a loro vicine secondo una logica di reciproci scambi di favori) è caratterizzato da un tentativo di cooptazione a mezzo di offerte di denaro o altre utilità. Laddove non riescano a stabilire un legame corruttivo con il dipendente che occupa una posizione all'interno della stazione appaltante di loro interesse, ecco allora che non esitano a fare ricorso alla violenza ed all'intimidazione per costringerlo a disinteressarsi dei loro affari».
Prima del gesto, il nostro ingegnere era stato pedinato, seguito e la sua vita passata al setaccio.

Dopo la bruciatina
Dopo la "bruciatina" che non aveva sortito effetti, ecco che si passa al "piccante": la minaccia rivoltagli di rivelare la sua presunta relazione extraconiugale con una collega della Sorical. Una circostanza che avrebbe potuto danneggiare l'immagine della stessa Sorical finendo sui quotidiani locali, ipotesi poi non verificatasi.
A questo punto – attaccato nella sua vita professionale e privata – il lavoro ai fianchi produce i suoi effetti e Pizzarello, dopo essere stato anche ampiamente redarguito, viene estromesso dalla gestione dell'ufficio gare e appalti.
In pratica è costretto a rinunciare a controllare le modalità di compilazione delle liste di imprese da invitare alle gare e, in generale, a sovrintendere alla correttezza della gestione delle gare di appalto. E così – si legge nell'ordinanza del 2012 – «gli indagati potevano riprendere a tessere le loro trame illecite, inquinando la regolarità di tutte le gare bandite dalla stazione appaltante».
Ma dalla vicenda di Stefano Pizzarello, per l'accusa, si ricava un altro fondamentale elemento in punto di prova del programma criminoso portato avanti dall'associazione oggetto di indagine. «Da essa, infatti – si legge a pagina 358 dell'ordinanza del 21 gennaio – si ha la dimostrazione che l'azione posta in essere dagli indagati è sistematica e che essi non ammettono che possa loro sfuggire nessun appalto. Ciò sia per il guadagno in sé derivante dall'esecuzione dell'appalto, sia perché il mantenimento del controllo su ogni gara indetta dalle stazioni appaltanti contribuisce a incrementarne e rafforzarne il potere».

Il commento
Stefano Pizzarello, il 22 gennaio, alle 17:55 ha così commentato con il Sole-24 Ore gli sviluppi dell'operazione: «Premesso che non ero il responsabile dell'ufficio gare ed appalti ma avevo un incarico di assistente dell'amministratore delegato, visti i nuovi sviluppi preciso che non è vero che venni rimosso o che mollai, al contrario una settimana dopo la "bruciatina" feci uscire la nuova procedura di "Invito alle gare" comprendente i nuovi criteri di scelta delle ditte da invitarsi. Di colpo un certo numero di ditte non presentò più offerte e Sorical ottenne ribassi più alti all'incirca del 10-15 %. Fu veramente una svolta molto importante anche per il morale dei dipendenti che vedevano finalmente una importante reazione della struttura. Eravamo ancora nel dicembre del 2011, ben prima degli arresti liberatori del marzo 2012».

La Gdf
Il prosieguo delle indagini ha permesso alla Guardia di finanza di scoprire anche «un vero e proprio tariffario della corruzione, ha affermato il comandante del nucleo della polizia tributaria della Gdf di Reggio Calabria, Domenico Napolitano, che ha permesso di riscontrare «in maniera grave e concisa quelle che erano ipotesi investigative».
r.galullo@ilsole24ore.com

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