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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2013 alle ore 19:48.

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Era la rivendita di fiducia di don Benedetto Croce, tappa imprescindibile dei viaggi napoletani di Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale; fu palcoscenico delle provocazioni del Gruppo 63 con i giovani Edoardo Sanguineti e Umberto Eco, teatro dei proclami beat di Allen Ginsberg e Fernanda Pivano.

Tra un mese e mezzo massimo la libreria Guida di Napoli, cuore sofferente dell'antico distretto culturale di Port'Alba, chiuderà i battenti dopo 95 anni di attività ininterrotta. «Abbiamo tirato avanti fino a che abbiamo potuto – spiega Geppino Guida, al timone insieme con il fratello Mario – ma la situazione è diventata insostenibile. Triste da accettare per chi come noi vende libri da sempre, ma è arrivato il momento di gettare la spugna». Fino a dieci anni fa i Guida in Campania erano alla testa di un piccolo impero della carta stampata tra librerie, una casa editrice leader a livello regionale e i franchising. Negli ultimi sei anni la difficile convivenza con la crisi dei consumi, il credit crunch e l'andamento isterico del costo degli immobili portano a una situazione debitoria insostenibile. Si arriva addirittura a un fallimento, con conseguente tentativo di ripartenza. Ma andiamo con ordine.

Il crack e la rinascita
Nel 2007 i Guida, attraverso la capogruppo Lettura srl, ottengono dal Banco di Napoli un finanziamento per 4 milioni. «Risorse – spiega Geppino Guida – che ci servivano per tenere in vita libreria del Vomero che comunque, poco meno di due anni fa, siamo stati costretti a chiudere». Come garanzia portano il proprio patrimonio immobiliare, stimato 8 milioni. Passano gli anni e non si riesce a rientrare dalla situazione espositiva. «Parallelamente – continua Guida – cambia la valutazione del nostro patrimonio immobiliare che scende a 3,5 milioni». Colpa del crollo del mercato degli immobili, ma anche del vincolo posto dal ministero dei Beni culturali alla libreria di Port'Alba, «un blasone che – secondo Guida – rende poco appetibile la struttura per un investitore che puntasse a riconvertirla». A marzo scorso si arriva al fallimento: oggi la vecchia holding è in mano a un curatore. Dei vecchi 18 dipendenti, 15 sono in cassa integrazione. I Guida sono ripartiti con un nuovo soggetto, Librinonsolo, che occupa lo stabile di Port'Alba pagando un fitto alla curatela. «Negli ultimi giorni – spiega Guida – ci hanno però intimato lo sfratto».

Non è un Paese per librai
Tutto ciò perché gli affari, in questo 2013 complicatissimo per editori e librai, vanno tutt'altro che bene. «Abbiamo provato politiche di prezzo molto aggressive – continua Guida – ma il pubblico non ha risposto. D'altra parte, con la crisi che c'è e la gente che fa fatica a procurarsi i beni di prima necessità, la lettura scende in fondo alla scala delle necessità». Si arriva così all'epilogo di una storia partita quasi un secolo fa con il patriarca Alfredo Guida che, in un modo o nell'altro, ha segnato la vita di tre generazioni di napoletani. Gli intellettuali cittadini facevano la fila per entrare in Saletta Rossa, sede di letture e convegni, talvolta con nomi di primissimo piano del panorama culturale internazionale. Tutti venivano a Port'Alba almeno una volta l'anno: in autunno, nei giorni delle «campagne» dei libri scolastici. Tra gli avventori della libreria anche un giovane Giorgio Napolitano che, all'inizio del suo primo mandato di presidente della Repubblica, si recò di persona a omaggiare i Guida. A un suo intervento si appellano adesso Mario e Geppino, affinché sia rimosso il vincolo ai locali. Così da consentirne la vendita, ripianare i debiti e ripartire. Ancora una volta.

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