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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 19:52.
L'ultima modifica è del 24 ottobre 2013 alle ore 10:40.

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La risoluzione non è vincolante. Ma la Commissione europea ha già risposto all'Europarlamento, assicurando che farà passi concreti per chiedere nuove spiegazioni e informazioni "scritte" alle autorità di Washington. La commissaria europea agli Affari interni, Cecilia Malmstrom, ha quindi ricordato come già a suo tempo si era rivolta agli Stati Uniti. Del resto - da quando Snowden ha svelato al mondo l'esistenza di Prism, il programma di spionaggio Usa - non è la prima volta che l'Europa agita lo spettro di rappresaglie, come quella di bloccare i negoziati per la realizzazione della zona di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti.

Sono numerosi i Paesi che hanno condannato la rete di raccolta dati americana, protagonista dello scandalo 'Datagate'. Oggi la Germania ha definito "inaccettabile" il presunto monitoraggio del telefono cellulare della cancelliera Angela Merkel, chiedendo un "immediato chiarimento" a Barack Obama, che ha rassicurato la cancelliera: non è "mai stata spiata".

Dalla Francia, solo 24 ore fa, con il presidente Francois Hollande che, in una conversazione telefonica con Barack Obama, ha espresso "profondo biasimo" e "disapprovazione" per le attività di spionaggio dell'intelligence americana in Francia. Sarebbero 70 milioni le telefonate intercettate illegalmente. E si attende una risposta dell'Ue, che potrebbe arrivare già nelle prossime ore dal Vertice che si terrà a Bruxelles. Secondo quanto rivelato da Der Spiegel, proprio l'Ue era uno degli obiettivi "prioritari" dello spionaggio targato National Security Agency (Nsa).

In un quadro di crescenti tensioni con l'amministrazione Usa, il primato per la protesta 'più clamorosa' spetta al Brasile: la presidente Dilma Roussef ha attaccato gli Stati Uniti nel suo discorso all'Assemblea generale Onu, a fine settembre. "È stato un affronto alla sovranità del Brasile e alle regole che governano i rapporti amichevoli tra nazioni, una grave violazione dei diritti umani, un crimine totalmente inaccettabile", ha tuonato Roussef.

E una condanna categorica è arrivata da tutto il Sud America. Accanto alle veementi critiche dei Paesi più tradizionalmente 'anti-imperialisti', come Venezuela, Ecuador, Bolivia e Nicaragua, sono arrivate le stoccate anche da Argentina, Messico e Colombia, considerati più vicini a Washington.

Il governo messicano - dopo le notizie sul monitoraggio della posta elettronica dell'ex presidente Felipe Calderon - ha definito la raccolta dati "inaccettabile, illegittima e contraria al diritto internazionale". Bogotà ha chiesto spiegazioni, mentre la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner ha detto che "ha i brividi" quando pensa "quanto ci spiano quelli del Nord".

Richieste di chiarimento a Washington sono poi arrivate da Madrid e proprio oggi dal premier Enrico Letta che, incontrando il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha posto la "necessità di verificare la veridicità delle indiscrezioni" su eventuali "violazioni della privacy".

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