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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2013 alle ore 21:02.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2013 alle ore 21:46.

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Centrali elettriche a ciclo combinato di gas modernissime ma alle strette, non redditizie. Perfino moribonde a causa dell'impatto delle rinnovabili non gestito al meglio. Con «rischi per la sicurezza del sistema elettrico nazionale». Ecco perché è urgente, a vantaggio di tutti, introdurre un sistema di "capacity payment" per remunerare gli impianti più flessibili anche per la potenza che mettono a disposizione e non solo per la produzione di energia. Lo chiede a gran voce l'ad dell'Enel in un'audizione alla Commissione Industria del Senato. «Altrimenti - incalza Conti - almeno 5mila megawatt di impianti a ciclo combinato di gas, l'equivalente di 4 miliardi di euro, verrebbero chiusi a causa del crollo della domanda di energia elettrica e della crescita delle fonti rinnovabili». Impianti che «in larghissima parte - precisa l'Ad dell'Enel - appartengono alla nostra concorrenza» mentre l'Enel ha a rischio «un paio di impianti da 400 Mw totali. Impianti nuovi, efficienti ed economici, che non sono stati ammortizzati, e che una volta chiusi sono persi per sempre».

Lo squilibrio e i rischi per il sistema elettrico derivano - spiega Conti – dal fatto che «la maggiora parte della produzione rinnovabile infatti è intermittente e difficilmente prevedibile perché dipende dalle condizioni meteo e in generale non è dispacciabile». Dunque «gli impianti convenzionali sono indispensabili per il funzionamento in sicurezza del sistema».

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