Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2014 alle ore 16:34.
L'ultima modifica è del 16 gennaio 2014 alle ore 08:48.

Messa un po' in un angolo dall'incalzare del neo segretario sui temi caldi dell'agenda politica, la minoranza interna al Pd rialza la testa in vista del possibile accordo tra Renzi e il leader di Forza Italia sulla prossima legge elettorale, ma il leader dei democrat insiste sulla sua linea : «Ma come si fa a contestare chi discute delle regole anche con Forza Italia? Sulle regole io discuto tutti i giorni anche con Forza Italia», spiega in un'intervista al Tg5 andata in onda ieri sera.
Il sindaco non indietreggia: chi si oppone era al Governo con Berlusconi
«Ecco, se noi siamo seri oggi, non possiamo non considerare quello che dice Forza Italia sulle regole. Poi - aggiunge Renzi nell'intervista Rai - sul governo, sulla politica, alle elezioni ce le diamo di santa ragione, anzi facciamo delle regole che impediscano l'inciucio e le larghe intese per il futuro». Il sindaco non risparmia poi una battuta su chi, nel partito, si ,mette di traverso alla prospeottiva di un accordo con il Cavaliere: «Si dice contrario chi con Berlusconi ci ha fatto il governo. Io non voglio fare il governo con Berlusconi, io dico: Forza Italia, che é il secondo partito italiano, lo lasciamo da parte? Non lo consideriamo per la legge elettorale?». E conclude: «Io mi ricordo che quando Forza Italia faceva le leggi elettorali con Berlusconi Presidente del Consiglio, i partiti di allora, con Fassino segretario e Franceschini capogruppo, andavano in aula a dire: "Che vergogna, fate la legge elettorale senza di noi, non considerate le opposizioni!"».
Se ci sarà l'incontro «sarà per chiudere, non per prendere un caffè»
In un altro passaggio, il sindaco fa capire che la trattiva è in stato avanzato, ma che non intende farsi logorare dal confronto con Fi, che « non deve limitarsi a dire sì a nostra proposta». «Se deve essere semplicemente per prendere un caffè, ognuno resta a casa sua. Se ci vediamo è per provare a chiudere», sottolinea, auspicando in particolare la convergenza sulla proposta «di superare il Senato, cioè di non avere più un Senato con 315 senatori, pagati, eletti. Andiamo a semplificare, così come diciamo di superare le province, superiamo anche il Senato com'è adesso e vedrete che la politica costerà meno», ha concluso.
Incontro Renzi-Alfano, nesssun accordo sul "Sindaco d'Italia"
A complicare le cose è anche l'esito poco soddisfacente dell'incontro tra il segretario Pd e l'alleato di Governo Angelino Alfano, leader del Nuovo centrodestra. L'ultimo colloquio tra i due non avrebbe infatti sbloccato l'impasse sulla legge elettorale. Il vicepremier Alfano, secondo quanto si apprende, sarebbe rimasto fermo sull'ipotesi di una riforma imperniata sul modello 'sindaco d'Italia', ricordando a Renzi che si tratta di una delle tre proposte avanzate dal Pd e che il doppio turno è la posizione storica dei democratici. Renzi, dal canto suo, avrebbe invitato l'interlocutore ad un passo in più, perché il 'sindaco d'Italia' rischierebbe di non avere i numeri al Senato. Per questo il segretario avrebbe ribadito che il Pd non intende comunque fermarsi per il veto di un partito e che l'intesa con Forza Italia è sempre a portata di mano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA