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BOD, l'uomo dei record
di Flavia Carletti | 6 marzo 2014
Brian O'Driscoll (AFP Photo)
Probabilmente non è il più forte giocatore di sempre, però il suo posto d'onore nella storia del rugby se l'è più che meritato e di sicuro può essere annoverato tra i più talentuosi e con la carriera più longeva. Sabato a Dublino, a casa sua, nel match contro l'Italia della quarta giornata dell'Rbs 6 Nazioni 2014, segnerà un record, l'ennesimo. Brian O'Driscoll, centro dell'Irlanda e del Leinster, guadagnerà il suo centoquarantesimo cap in un incontro di rugby internazionale. Fino a ora ne ha collezionati 139 (al pari del mediano di mischia australiano George Gregan) di cui 131 per la sua Nazionale e 8 con la maglia dei British e Irish Lions. Il conto si ferma qui perché le tre presenze, nel 2000 e 2004, con i Barbarians (il club a inviti più prestigioso del mondo ovale) non valgono. Però nell'impressionante curriculum di BOD non stonano, anzi.
Un curriculum internazionale che si è aperto a 20 anni il 12 giugno 1999 nella partita Australia-Irlanda a Brisbane, dopo che una precedente convocazione per un match con l'Italia non era sfociata nell'esordio. BOD sono le iniziali del campione e il modo con cui da anni viene chiamato. Se quando gioca allo stadio, capita di vedere magliette e cartelli con la scritta "In BOD we trust", non si tratta di statunitensi con il raffreddore o di qualcuno che ha commesso un errore di stampa. Il paragone può apparire blasfemo ma non deve stupire. Da quando viene dato per certo che quella di sabato sarà l'ultima partita di O'Driscoll con la Nazionale irlandese, davanti al pubblico di casa, c'è chi parla di ritirare la maglia verde con il numero 13, come diverse società sportive in tutto il mondo fanno per onorare i giocatori più rappresentativi (in Italia il primo club è stato il Milan nel 1997 con la maglia numero 6 di Franco Baresi). Una cosa non certo facile da proporre nel rugby (i numeri indicano i ruoli e i titolari scendono in campo sempre con i numeri dall'uno al 15), farla accettare ancora meno. Per uno come lui però - si saranno detti i suoi fan - vale la pena tentare, visto che ha giocato 83 partire da capitano dell'Irlanda (dal 2004 al 2012), segnato 245 punti, detiene il record di mete segnate con la maglia verde della Nazionale (46), è stato convocato per quattro tour dei Lions (2001-2005-2009 e 2013), ha portato a casa quattro Triple Crown (2004-2006-2007 e 2009), e vinto un 6 Nazioni (2009) con Grande Slam (cosa che non accadeva all'Irlanda da 61 anni).
Senza contare che è anche ottavo nella classifica internazionale di chi ha segnato più mete, è il centro che ha segnato più mete al mondo (e pensare che da ragazzo aveva iniziato a giocare da mediano), è stato votato miglior giocatore del 6 Nazioni nel 2006, 2007 e 2009 e vanta buoni risultati anche con il Leinster, la franchigia celtica con cui gioca dal 1999 (tre campionati, tre Heinken Cup e una Amlin Challenge Cup). Non male per uno alto 1,78 m per 93 kg: per una volta numeri normali nella straordinaria vita sportiva di questo dublinese nato il 21 gennaio 1979, che a 35 anni compiuti continua a essere uno dei protagonisti indiscussi del rugby internazionale. E se, come nel 6 Nazioni 2013, il suo pubblico dovesse chiedergli ancora un altro anno?
