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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 15:08.
I display a cristalli liquidi hanno segnato l'industria hi-tech per oltre 30 anni. Ma l'evoluzione della tecnologia Lcd, anche in tempi di rivoluzione 3D, è tutt'altro che terminata. E il successo dei Tv Led, che sfruttano sempre e comunque pannelli i cui subpixel vengono accesi tramite migliaia di contatti elettrici, ne è un'evidente conferma. L'ultima novità, per il momento sotto forma di prototipo, porta la firma di Toshiba. La casa giapponese, che nel campo dei televisori Lcd recita da comprimario al cospetto di giganti come Samsung o Sony, ha infatti messo in mostra alla recente SID Conference 2010 tenutasi a Seattle un innovativo esemplare di schermo a tecnologia auto stereoscopica. Uno schermo, questa la sua principale peculiarità, che permette di convertire solo una parte delle immagini visualizzate sullo schermo in formato 3D.
In pratica l'utente avrà la possibilità di ammirare, senza dover inforcare gli indispensabili occhialini, contributi digitali in tre dimensioni e simultaneamente foto e video in modo convenzionale sfruttando un sistema di schermi multistrato: due pannelli Lcd vengono utilizzati per riprodurre le immagini, un terzo inverte la polarizzazione della luce. L'innovazione si concretizza quindi con speciali lenti "Grin" (acronimo di Gradient Index) posizionate all'interno del pannello Lcd e capaci di modificare attraverso apposito campo magnetico la distribuzione degli indici di refrazione delle molecole a cristalli liquidi, controllandone di conseguenza l'orientamento.
L'effetto finale, agli occhi dell'utente, è quello sopra descritto: una parte del display può proiettare immagini 2D con una risoluzione di 1.400 x 1.050 pixel mentre un'altra (che appare "in rilievo" rispetto alla precedente) riprodurre contenuti tridimensionali a tutto schermo con una definizione di 466 x 350 pixel. Quali i limiti evidenti di questa possibile ulteriore rivoluzione nel campo dei display? Almeno tre: lo spessore del display, i suoi costi e il fatto che tale tecnologia si applica a schermi di modeste dimensioni: i prototipi presentati da Toshiba erano infatti da 12 pollici.