Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2010 alle ore 21:02.
Oggi in edicola il rapporto sullo sviluppo sostenibile con le idee più innovative sulle connessione urbane dall'Islanda al Giappone
Elettrica, solare, a idrogeno, ad aria compresa, magnetica. Motori alimentati dal sole e dal vento, spinti da batteri diligenti per batterie biologiche o da alghe marine. Mezzi costruiti con carrozzerie biodegradabili al cioccolato, di bambù, di canapa. Che volano, navigano, percorrono quattrocento chilometri con un litro. In rete, magari che si guidano da sole, inibite al contatto con altri mezzi. Delirio da onnipotenza tecnologica? Non ci sono previsioni azzardate nell'elenco, solo un'imprecisione: l'auto di canapa non si ascrive alla categoria ‘futuro prossimo' ma a quella ‘passato remoto'.
Nel 1941 la Ford presentò la Hemp Body Car, modello di automobile dalla carrozzeria costruita con l'equivoca pianticella. Non solo: con il motore alimentato con carburante da canapa distillata. Una vera e propria rivoluzione, in tempi non sospetti! Il divieto di coltivazione della canapa impedì la concretizzazione del progetto a tutto vantaggio dello strapotere finanziario del mercato petrolifero. Oggi l'auto di canapa esiste: Kestrel, bioautomobile canadese, si muove però con motore elettrico.
Il Rapporto de Il Sole 24 attraversa il fiume in piena di una mobilità sostenibile che, in questi giorni a Mobility Tech (Milano 18 e 19), propone una rappresentazione che non precetta solo le auto verdi del presente (ibride, elettriche) o quelle del futuro ormai prossimo di una tecnologia matura e sorprendente. Ma anche: trasporto pubblico e infomobilità; città rivisitate nei tempi e nei modi dello spostamento di uomini e merci; rispetto ambientale, del risparmio energetico, della sicurezza; della condivisione e dei sistemi integrati.
La tecnologia, soprattutto, sembra risvegliata dal lungo torpore che ha imposto alti consumi, emissioni aggressive, sicurezza limitata dei mezzi. La crisi globale ha accelerato i progetti ed inaugurato la stagione del cambiamento con un reale salto di qualità della mobilità verso livelli di convivenza accettabili per chi guida e l'ambiente. Secondo la comunità scientifica non ci sarà molto da aspettare prima che il segnale diventi forte e chiaro: nel 2030 sarà totalmente gestibile un sistema intelligente di traffico che potrebbe limitare ingorghi e incidenti. Fantasia tecnologica? Forse non avverrà entro il 2030, ma la strada è tracciata. La trazione elettrica (comunque a impatto zero), telecamere e laser (finalmente accessibili dal punto di vista dei costi anche grazie alle nanotecnologie) e il sistema traffico in rete impediranno fisicamente il contatto fra i mezzi che potranno liberarsi delle pesanti armature e recuperare leggerezza nei sistemi di alimentazione. Con tutto quello che ne consegue in termini di costi e impatto.