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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2010 alle ore 12:58.
«Immaginate che ogni software sia formato da tanti "mattoncini di lego". Fino a oggi era mancato un posto, dove gli sviluppatori potessero vendere i "mattoncini" dei loro software. Per questo abbiamo creato un mercato online, dove puoi vendere e acquistare non tanto il software, quanto i singoli mattoncini che concorrono a comporlo»: così Augusto Marietti sintetizza la semplice ma rivoluzionaria idea alla base di Mashape, il portale web creato da tre giovanissimi innovatori italiani, ultimo caso di "fuga dei cervelli" dal nostro Paese. Mashape è stato ufficialmente lanciato online a metà novembre, grazie ai capitali recuperati in Silicon Valley.
Augusto Marietti (22 anni), Marco Palladino (22 anni) e Michele Zonca (28 anni), sono gli artefici del progetto, nato da una felice intuizione di Augusto e Marco. Michele è stato successivamente selezionato dai due per collaborare all'idea, accettando la sfida di un lavoro ancora tutto in divenire: «purtroppo in Italia i giovani hanno poca propensione al rischio», osserva lui.
I tre si mettono presto al lavoro, affittando - nella migliore tradizione americana - un garage a Milano e sacrificando lunghe giornate per sviluppare il progetto web. Contemporaneamente, avviano la ricerca di finanziamenti. Ma la risposta è scoraggiante, almeno in Italia. «Abbiamo cominciato a capire che il nostro posto non era qui, quando abbiamo notato che gli investitori della Penisola non capivano nemmeno il prodotto…», osserva sconsolato Michele. Rincara Augusto: «Il capitale di rischio, o venture capital, praticamente non esiste in Italia, al massimo sono isolette sperdute nell'oceano…».
Di qui la decisione: fare le valigie e partire per gli Stati Uniti, dove - al termine di un duro tour de force tra le principali rassegne tecnologiche americane - trovano tre veterani di "You Tube" pronti ad investire su di loro. Tra la stretta di mano e l'arrivo dei primi finanziamenti passano solo diciannove giorni. Un tempo decisamente record.
«Grazie a questo finanziamento abbiamo riscritto il prodotto, focalizzandoci verso una nuova direzione. Ora il nostro futuro è là, a San Francisco», osserva Michele, che non nasconde comunque le lungaggini burocratiche necessarie per ottenere un visto di residenza per gli Stati Uniti. Lungaggini che hanno impedito - ma solo per il momento - il trasferimento definitivo per lui e per Marco.