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Dal blackout di Skype ai disservizi su Hotmail. Così la Rete scopre i suoi punti deboli

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2011 alle ore 16:31.

Gli stessi inconvenienti che si incontrano nella vita reale sono in agguato anche nel mondo virtuale. È inevitabile: ritardi, blocchi, disfunzioni e mancata erogazione sono il prezzo da pagare per la crescente diffusione dei servizi (per lo più gratuiti) basati su Internet. Così come il treno subisce cancellazioni o fastidiose variazioni d'orario, il traffico impedisce gli spostamenti in auto e il gestore "stacca" il telefono, anche on-line si possono verificare queste situazioni. In forma diversa, ovviamente, ma sempre lì, dietro l'angolo, pronte a verificarsi. L'ultimo caso, ma solo in ordine di tempo, è quello relativo a Skype.

Skype in black-out (di Luca Dello Iacovo)

Due giorni abbondanti di impossibilità di connettersi ai server: uno dei blocchi più importanti subiti negli ultimi anni dal celebre servizio Voip. Un'assenza di linea telefonica virtuale che può far innervosire gli utenti privati, ma che costituisce un problema insormontabile per chi basa su Skype la propria comunicazione con l'esterno. Come le aziende o chi si trova impossibilitato a utilizzare altri sistemi per dialogare con amici e parenti lontani. Così l'azienda si scusa regalando bonus, prolungando di una settimana la durata degli abbonamenti o assicurando agevolazioni. Tutto sommato il minimo indispensabile per farsi perdonare. Ma più di quel che avviene, per esempio, nella vita reale: il treno tarda e il controllore non sa nemmeno perché; la strada è bloccata e nessuno vi ha avvertiti.

Nel mondo virtuale, e già questa è una differenza fondamentale, c'è una cura maggiore per il cliente. La cosiddetta customer satisfaction è un argomento pressante, perché in Internet la concorrenza non manca e il passaparola, positivo o negativo, decide la fortuna o la sfortuna di un servizio piuttosto che un altro. Dunque diventa importante fidelizzare il cliente. Il caso di Skype è emblematico: vale la pena di studiarlo per capire cosa sta succedendo nel mondo del worldwide web.

Due i problemi congiunti che hanno provocato il blocco. Da una parte un "bug" di una particolare versione del software per Windows, nella fattispecie la 5.0.0.152, impiegato dal 50% degli utenti registrati a Skype e che ha provocato problemi di gestione dei messaggi sui server. I quali hanno subito un altro problema: i supernodi, cioè quegli snodi fondamentali della piattaforma che servono per fornire la connettività ai client, hanno iniziato ad avere un comportamento anomalo. In sintesi, il sistema Skype è risultato falloso sia dal lato utente sia da quello dell'infrastruttura.

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Skype in black out, «il servizio sta tornando alla normalità»

Skype fuori uso a partire da ieri, ma è in corso il ripristino. Non è stato accessibile per alcune

Tags Correlati: Google | Hotmail | Internet | Microsoft | Skype | Windows

 

E qui risiede il problema dell'affidarsi ai servizi Internet: sono complessi, di una complessità spesso superiore e certamente diversa da quella che si incontra nel mondo reale. Perché per assicurare una funzione che può apparire "semplice", per esempio la chat o l'e-mail, sono coinvolti un puzzle di elementi che devono essere perfettamente in sincrono per funzionare. Lo si potrebbe definire un meccanismo che necessita di operare in modo oliato e impeccabile. Ogni "Web service" conta di una serie di passaggi: il malfunzionamento di uno di questi provoca un effetto valanga che genera, nel caso peggiore, il blocco o addirittura la persistente assenza della funzione per ore e giorni. Lo sa bene Facebook che verso la fine dello scorso settembre, a causa dei problemi subiti da un fornitore esterno di connettività, ha "abbandonato" un terzo degli iscritti in un giorno. Per non parlare delle anomalie di aprile 2010, risoltesi nell'arco di un'ora scarsa.

E Twitter? Alcuni crash dei server che si occupano della comunicazione ogni tanto provocano qualche malumore. Nulla di che, se non fosse che alcuni problemi di cinguettio si sono verificati in momenti clou, come il terremoto di Haiti o in occasione della Coppa del Mondo di calcio a giugno. Chi vi scrive è attivo su Tumblr.com: a inizio dicembre ha dovuto rinunciare ai post per 24 ore per un problema nella manutenzione del database centralizzato. Senza dimenticare Gmail che ogni tanto risulta inaccessibile sia sul Web sia attraverso i client per Pc e telefonino.

Nel 2010 qualche sporadico disservizio, meglio di quanto avvenuto nel 2009 quando si sono verificati blocchi e, in alcuni casi, la posta di Google non ha inivato o ricevuto i messaggi anche per una giornata intera. Foursquare ha subito un black-out di una manciata di ore a inizio ottobre; PayPal, più o meno nello stesso periodo, è stato inattivo per quattro ore. Anche WordPress e Wikipedia non sono stati immuni da disservizi, mentre WikiLeaks recentemente è stato inattivo per qualche giorno dopo aver spostato i server. Giusto in occasione del capodanno Hotmail è stato afflitto da un problema per fortuna "non esteso": le e-mail sono sparite dagli account.

Microsoft è già all'opera per ristabilire la normalità. Sono solo alcuni esempi che dimostrano come l'amplificazione nell'uso dei servizi, e la relativa congestione, provochi inevitabili conseguenze negative. Va messo in conto, anzi alcuni analisti si sono affrettati a consigliare di non basare le attività aziendali sui servizi consumer, ma di abbracciare i corrispondenti strumenti business per mitigare il rischio black-out. Tuttavia con la rapida diffusione degli applicativi cloud, quindi appoggiati a un server remoto, serve capire quali siano i rischi potenziali al fine di adottare le relative strategie. In parole povere, meglio non fidarsi al 100% e prevedere un "piano B".

Questo è il vero vantaggio del mondo virtuale rispetto a quello reale: c'è sempre un'alternativa pronta all'uso. Per esempio, una sveglia tradizionale al posto dell'iPhone che non suona la mattina dopo capodanno. Insomma, spazio alla tecnologia ma con un po' di sana diffidenza.

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