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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2014 alle ore 10:12.

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Un saldo fra assunzioni e uscite a fine 2013 sostanzialmente stabile e con retribuzioni che finalmente recuperano potere d'acquisto anche se solo di pochi punti percentuali: questa l'istantanea che fotografa lo status dei lavoratori che operano nel comparto dell'Information & Communication Technology italiano, un settore che vede in esercizio oltre 122mila aziende e poco meno di 540mila addetti, fra dipendenti e collaboratori atipici. I numeri di cui sopra emergono dall'Osservatorio delle competenze digitali 2014, realizzato dall'AgID (l'Agenzia per l'Italia Digitale) in collaborazione con Assinform, Assintel e Assinter e presentato oggi a Milano.

Più ombre che luci
Se a livello macro si può parlare di uno scenario non particolarmente penalizzato dall'onda lunga della crisi economica, è altrettanto vero che i processi interni alle aziende Ict siano fortemente caratterizzati da luci ed ombre. Fra queste ultime spiccano per esempio i buchi di competenze digitali specifiche, sia rispetto al percorso di studio dei neo assunti sia nella disponibilità di specifici skill per manager e figure professional. Mancano, inoltre, modelli strutturati di valutazione e carriera, soprattutto nelle piccole imprese, e il taglio dei budget che penalizza da anni la formazione forse na fa neppure più notizia. E la tanto vituperata Riforma Fornero? Dai più, il 58,5% delle aziende del campione, è valutata come ininfluente ma non mancano coloro (oltre il 22%, con punte del 50% per le grandi aziende) che la bollano come negativa per l'aumento dei costi nella gestione della flessibilità in entrata.

Lo scopo dell'Osservatorio, in ogni caso, va oltre i numeri e si inquadra in quella volontà di mettere a fattor comune risorse pubbliche e private in campo tecnologico per elevare le competenze digitali a vero e proprio asset del sistema Paese, coinvolgendo attivamente – come auspicano i numeri uno di Assintel ed Assinform, Giorgio Rapari e Agostino Santoni – le imprese di tutti i settori e anche quelle di piccole e medie dimensioni. Pubblica amministrazione naturalmente compresa. La sensazione, però, e che si sia solo all'inizio di un percorso/progetto di cui si parla da tanto (troppo) tempo.

Le retribuzioni
Fra le luci cui si accennava in precedenza, quella dei compensi è sicuramente fra le più importanti, almeno in chiave prospettica. Nel 2013 è infatti tornata a crescere la busta paga degli impiegati e dei quadri delle aziende Ict (rispettivamente del 2,7% e del 3,1%, per uno stipendio medio di 27.333 e 52.468 euro). Pagano invece leggermente dazio i dirigenti, i cui salari sono in flessione dello 0,2% (a 98.803 euro) mentre i tre maggiori incrementi si sono registrati per i responsabili commerciali (Quadri, +9,3%), i Key Account Manager (impiegati, +8,3%) e per i tecnici Erp (+7,8%). La retribuzione variabile viene infine erogata a circa due terzi dei manager e alla metà dei quadri e nella metà dei casi legata al raggiungimento di obiettivi.

Formazione in calo e criteri di valutazione assenti in un'impresa su due
Tornando alle dolenti note, l'Osservatorio ci ricorda come la metà delle imprese Ict non abbia un sistema formale di valutazione delle prestazioni dei propri dipendenti. Più piccola è la dimensione dell'impresa e più questo fenomeno si acuisce: il fatto che il 95% delle aziende tecnologiche italiane abbia meno di nove addetti rende bene la portata di questo problema. Quanto alla formazione, in oltre la metà dei casi è vittima dei continui ridimensionamenti della spesa, oltre che della conclamata difficoltà di trovare corsi in linea con le esigenze aziendali (carenza denunciata in un terzo dei casi). In un'azienda su quattro, per contro, è utilizzata come leva per trattenere i neo assunti.

Il recruiting si fa con LinkedIn
Detto che i tre ruoli più richiesti sono nell'ordine Account Manager (in testa alle preferenze con il 55,7%), Project Manager (50%), e Ict Consultant (34%) e che i tre più difficili da reperire sono Account Manager (35,8%), Software Developer (22,6%) e Business Analyst (21,7%) è curioso notare come fra i canali di recruiting sia il network professionale quello più utilizzato. Lo strumento social, e LinkedIn, nella fattispecie, è comunque sfruttato nel 29% dei casi per la ricerca dei manager e nel 45% per i professional. Più in generale, spicca secondo l'indagine una tendenza non certo rassicurante: lo scollamento fra le esigenze aziendali e le competenze sviluppate nel percorso di studio è vista come la prima difficoltà di reclutamento di nuovi assunti per la metà delle aziende Ict.

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