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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2014 alle ore 10:30.
L'ultima modifica è del 17 luglio 2014 alle ore 10:58.

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Anche Microsoft segue Google sul diritto all'oblio. Sul motore di ricerca Bing verranno rimossi i link dei cittadini europei aventi diritto. Ricordiamo che con una sentenza di metà maggio la Corte europea ha sancito che le persone abbiano il diritto di chiedere che le informazioni «inadeguate, irrilevanti o non più pertinenti, o eccessive» siano rimosse dai risultati di ricerca che includono il loro nome. Come Google Microsoft ha pubblicato una pagina web dove inoltrare le richieste per bloccare i risultati di ricerca di Bing ai sensi della legge europea. Ora manca all'appello Yahoo! che però ha già dichiarato di essere al lavoro per sviluppare una soluzione in ottemperanza della decisione della Corte europea.

Dal giorno della messa online del form di richiesta fino al 30 giugno scorso Google ha ricevuto più di 70mila richieste per un totale di 250mila pagine web. Ogni richiesta contiene al suo interno una media di 3,8 link da rimuovere, per un totale di circa 270mila url (267.550 per la precisione) da verificare ed eventualmente rimuovere. Al primo posto fra i Paesi da dove sono giunte più richieste si è posizionata la Francia, con 14mila domande inviate.

La mole di lavoro e la complessità della materia rischia però di sfuggire di mano.
I primi ad alzare la mano sono proprio i dirigenti di Google. In un intervento pubblicato dal Guardian, il responsabile legale di Google, David Drummond, ribadendo la sua contrarietà alla decisione della Corte ha chiesto di aprire un dibattito pubblico allargato. La domanda che Google fa al mondo è: «Come dovrebbe essere bilanciato il diritto all'oblio di una persona con il diritto del pubblico di sapere?» Il dibattito «è benvenuto» perché si tratta di «una questione complessa, senza facili risposte».

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