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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2014 alle ore 17:16.
L'ultima modifica è del 04 agosto 2014 alle ore 17:17.

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Dalla demonizzazione alla beatificazione. È questo è quello che è successo ai videogame per il mondo della ricerca psicologica? Purtroppo pare di sì, almeno in parte. Sperando che questo porti a un maggiore equilibrio nelle valutazioni. Se infatti per decenni non abbiamo fatto che leggere dell'impatto negativo che i videogiochi potevano avere sulla crescita, sullo sviluppo, sulla concentrazione, sulla propensione alla violenza dei bambini, da un po' di tempo non è difficile trovare studi e ricerche sui benefici e sui vantaggi che possono offrire.
L'ultima, in ordine di tempo, è della Oxford University e sostiene che giocare ai videogiochi ogni giorno per un tempo limitato (meno di un'ora) può avere un impatto positivo sullo sviluppo. Le cose cambiano, però se si va oltre le tre ore: in questo caso il livello di soddisfazione generale è decisamente inferiore. La ricerca è stata condotta su 5mila ragazzi tra i 10 e i 15 anni. Tra di loro,il 75% ha dichiarato di giocare ogni giorno. I risultati hanno mostrato, in particolare, che chi gioca ogni giorno per un'ora al massimo registra livelli di soddisfazione complessiva maggiore rispetto alla propria vita, i migliori livelli di interazioni sociali positive, ha meno problemi di tipo e motivo e di iperattività. Il malessere maggiore, invece, si registra nel gruppo che ha dichiarato di giocare oltre tre ore al giorno. Videogiochi sì, quindi, ma con qualche regola.
Di recente, era stato un'articolo pubblicato sul sito dell'Apa, l'American Psychological Association, che aveva riportato una ricerca molto interessante e innovativa condotta dalla Radboud Univeristy: giocare ai videogame, inclusi gli "sparattutto", secondo gli studiosi può favorire l'apprendimento e lo sviluppo di capacità sociali. Senza negare l'esistenza di possibili effetti negativi che possono emergere dall'utilizzo dei videogiochi, inclusa la dipendenza, gli autori sottolineano la necessità di una "prospettiva più bilanciata". Secondo recenti studi, infatti, i videogiochi contribuiscono allo sviluppo di una serie di capacità cognitive importanti come la navigazione spaziale, il ragionamento, la memoria, la percezione e il problem-solving. Ma non sono solo le capacità cognitive a trarne beneficio: un gioco semplice e poco impegnativo come Angry Birds, per esempio, può migliorare l'umore, favorire il rilassamento e avere effetti positivi sull'ansia. In più, gli autori suggeriscono che giocare potrebbe essere utile per aumentare la resilienza personale: imparando a gestire la frustrazione dei cointnui fallimenti in cui in qualsiasi videogioco si va incontro, i ragazzi possono apprendere strategie di reazione che useranno poi nella vita quotidiana. La ricerca si chiude con un appello: continuare a condurre studi, senza pregiudizi e preconcetti, che vadano aldilà del "fanno bene" o "fanno male" ma che diano davvero un contributo alla ricerca sugli effetti di un fenomeno che, tanto per dire, riguarda il 97% degli adolescenti americani.

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