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Questo articolo è stato pubblicato il 25 settembre 2014 alle ore 09:06.

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Centoventitre anni dalla nascita della lampadina a incandescenza, quella con la classica forma a pera, Philips sembra voler abbandonare anche l'illuminazione per mercati a più alta innovazione come quello dell'elettronica di consumo per la salute. Una mossa prevista ma di portata storica perché la storica azienda olandese è nata nel 1891 producendo proprio lampadine elettriche in uno stabilimento di Eindhoven oggi stato trasformato in museo. L'annuncio di ieri è di Frans Van Houten l'uomo che intende cambiare definitivamente il volto di Philips era in parte atteso. L'intenzione è quella di dividere Philips in due società che manterranno il nome del gruppo, una per l'attività di illuminazione e l'altra che unirà le sue attività sanitarie e lifestyle. In sostanza la società fonderà le divisioni consumi e salute, creando un comparto da 15 miliardi di euro che prenderà il nome di HealthTech, mentre la divisione luce costituirà una società indipendente e dotata di una struttura legale e proprietaria diversa. Addirittura non è escluso l'accesso diretto al mercato dei capitali . Il gruppo ha affermato che la nuova struttura così come è stata concepita permetterà un ulteriore risparmio sui costi stimati in 100 milioni di euro per il 2015 e ulteriori 200 milioni per il 2016.

Dai semiconduttori ai televisori, le fughe di Philips
Con questa mossa il gruppo di Amsterdam intende smetterla di accanirsi sull'elettronica dei grandi volumi e bassi margini per concentrarsi sui led, sui sistemi di illuminazione avanzata ma soprattutto sull'healthcare. Nulla di azzardato e violento, il ceo Frans van Houten, l'uomo "nuovo" dell'ultimo gigante europeo di tecnologia consumer ha fatto capire fin dall'inizo che lavorerà di fino, sposterà risorse sui settori a più alta innovazione, andrà sui mercati emergenti e valorizzerà il proprio portafoglio composta da 76mila brevetti. «Good companies need to reinvent themselves to stay relevant», ha dichiarato Mr van Houten. E per rimanere "rilevanti" Philips in questi anni ha dovuto compiere delle scelte. A ben vedere dall'inizio degli Ottanta - momento di massimo fulgore - in poi Philips ha tagliato pezzi di business. Nel 1988 ha ceduto la sua casa discografica PolyGram. Poi la divisione informatica e nel 2006 tocca ai semiconduttori. La fuga più simbolica è quella del mercato dei televisori. Tre anni fa, nel 2011 la scelta è stata di accettare la joint venture con i cinesi di Tpv per i televisori. Un settore divenuto talmente competitivo da indurre Philips ad allearsi con un gigante della manifattura per competere con Samsung e Lg. Oggi Tp Vision è al 100% cinesi e detiene i diritti per produrre e distribuire televisori a marchio Philips. La fuga dal piccolo schermo però inzia prima nel 1999 quando Philips prova ad allearsi con LG Electronics per la produzione di tubi catodici e successivamente di pannelli Lcd. Alleanza che tramonta dieci anni dopo con la cessione delle quote ai coreani. L'uscita dal mercato dell'intrattenimento domestico è invece più recente. All'inizio del 2013 Philips cede il suo segmento Lifestyle Entertainment a Funai per dedicarsi, così affermano, a prodotti per l'illuminazione Led, salute e benessere. Sull'illuminazione però qualcosa è cambiato.

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