Policy basata su scienza e web

Policy a base di scienza e di conoscenza dei fatti. Non è solo un'aspirazione. In un'epoca in cui si spostano i limiti del possibile, anche l'"arte del possibile", la politica, cambia confini. E lo stesso vale per la sua struttura attuativa: la pubblica amministrazione. Niente impedisce di mettere l'enorme quantità di dati e di conoscenze scientificamente rilevanti oggi disponibili al servizio della policy. È stato un tema centrale allo European Intersectoral Summit on research and innovation, organizzato al Parlamento europeo da Atomium Culture in collaborazione con Commissione e Presidenza italiana del Consiglio dei ministri Ue.
Il punto è che per prendere decisioni più motivate occorrono processi più strutturati. A partire dall'informazione e il controllo dei risultati. Dunque occorre un metodo. E quello che si è dimostrato più efficace è il metodo scientifico. Ovviamente niente di tutto questo mette in discussione la capacità visionaria, narrativa, empatica e rappresentativa della politica. L'epoca della conoscenza offre immense opportunità per operare decisioni più avvertite. Se non avviene è anche perché manca una relazione fattiva tra diversi mondi. L'utilizzo dei media digitali per consultazioni saggiamente disegnate può essere un avvio di soluzione verso una democrazia deliberativa.
I passaggi logici per questo approccio sono molti e riguardano le tecniche d'ingaggio che il sistema politico attua per raccogliere le conoscenze sviluppate dalla scienza e metterle al servizio della policy, rinnovandosi con il supporto di piattaforme internettiane. Al pari deve evolvere la burocrazia se cessa di digitalizzare quello che fa per rivoluzionare le sue pratiche pensando prima ai cittadini che a se stessa. Policy basata sulla scienza e burocrazia basata sulla tecnologia vanno di pari passo. È utopia. Ma scienziati e politici a Bruxelles non pensavano fosse irrealizzabile.
Del resto anche l'utopia influisce sulla costruzione del futuro. Quando diventa visione.