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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2014 alle ore 17:27.
L'ultima modifica è del 01 ottobre 2014 alle ore 17:45.

Uno degli organizzatori delle proteste di Hong Kong - Joshua Wong, 17 anni - lo ha scritto su Facebook: «Prima di andare davanti alla sede del governo, andate sull’App Store e scaricate FireChat». Nelle piazze tumultuose della città cinese è l’app del momento: è stata scaricata oltre 100mila volte soltanto nelle ultime 24 ore.

La ragione di questo successo è che FireChat, sviluppata dalla californiana Open Garden, non è come WhatsApp, Telegram, WeChat e gli altri popolari servizi di messaggistica. Ha il vantaggio di funzionare anche senza connessione alle reti mobili. Sfruttando la feature introdotta da Apple con iOS7 e chiamata Multipeer Connectivity Framework, l’app è in grado di mettere in comunicazione due smartphone usando il Wi-Fi o il Bluetooth. Per fare arrivare il messaggio a lunghe distanze, il sistema utilizza una serie di “nodi” che vengono creati dai dispositivi.

È dunque evidente la ragione per cui piace ai manifestanti: nel caso in cui la rete telefonica smetta di funzionare hanno comunque un modo per comunicare. Anche in maniera anonima. Il blackout, in casi come questo, può avere due ragioni. Il primo è il sovraccarico delle celle: succede in qualsiasi luogo con una grande densità di popolazione, ad esempio lo stadio. Il secondo è il caso in cui - e in questi giorni era considerata un’ipotesi a Hong Kong - le autorità cinesi dovessero decidere di interrompere la fornitura di rete.

Cnn dice che non è la prima volta che l’app viene usata in casi come questo, citando l’esempio di Taiwan poco tempo fa. FireChat da pochi mesi è più prestante grazie alla possibilità di fare comunicare dispositivi Apple e Android. I download sono in aumento, la popolarità anche, e a San Francisco il ceo Micha Benoliel e gli altri tre fondatori assumono nuovo personale.

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