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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2014 alle ore 11:50.
L'ultima modifica è del 06 ottobre 2014 alle ore 12:50.

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Il Premio Nobel per la medicina è stato assegnato ai tre neuroscienziati che hanno scoperto il “Gps” del cervello. A condividersi il premio sono l'anglo-americano John O'Keefe (75 anni) dell'University College di Londra, e i coniugi norvegesi May-Britt Moser (51 anni) e Edvard Moser (53 anni) , entrambi della Norwegian University of Science and Technology (Ntnu) di Trondheim. Gli scienziati si dividono un premio pari a 8 milioni di corone svedesi (oltre 880 mila euro).

I loro studi hanno portato «a risolvere un problema che ha occupato filosofi e scienziati per secoli», ha detto l'Assemblea dei Nobel riunita al Karolinska Institute in Svezia cioè come il cervello sa dove siamo ed è in grado di spostarsi da un luogo all'altro. Ma anche come immagazziniamo tali informazioni in modo da ritrovare lo stesso percorso la vota successiva. Risultati che in prospettiva possono contribuire a spiegare perché i pazienti affetti da Alzheimer non sono in grado di riconoscere l'ambiente circostante.

La scoperta delle cellule di geoposizionamento cerebrale venne avviata dagli studi di John ÒKeefe nel 1971. Eseguendo test sui topi lo scienziato ha dimostrato che a seconda della posizione in cui si trovavano all'interno di una stanza si attivava un insieme di cellule nervose diverso. Queste “cellule del luogo”, situate nell'ippocampo formano una mappa all'interno del cervello.

Ben 34 anni più tardi la coppia norvegese May-Britt e Edvard Moser ha reso più completa e precisa la mappa delle cellule coinvolte nella localizzazione. Nel 2005 ha infatti scoperto che le cellule del “Gps” del cervello si trovano soprattutto nella parte inferiore dell'ippocampo, chiamata corteccia entorinale. Tutte insieme queste cellule costituiscono una sorta di griglia esagonale, all'interno della quale ognuna segue diversi schermi di orientamento. Il risultato è un sistema coordinato per l'orientamento spaziale, che è pregiudicato in vari disturbi cerebrali, tra cui la demenza e malattia di Alzheimer.

«La scoperta del sistema di posizionamento del cervello rappresenta un cambiamento di paradigma nella nostra comprensione di come gruppi di cellule specializzate lavorano insieme per eseguire funzioni cognitive superiori», ha detto l'Assemblea dei Nobel «aprendo nuove strade per la comprensione di altri processi cognitivi, come la memoria, il pensiero e la pianificazione».

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