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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2014 alle ore 07:26.
L'ultima modifica è del 18 novembre 2014 alle ore 13:44.

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I consigli d’amministrazione più pagati sono quelli di Intesa San Paolo, Prysmian e Mediobanca con costi di governance superiori ai 10 milioni di euro. In fondo alla classifica Saipem, Ansaldo e World Duty Free. È quanto emerge nello studio sui compensi dei consigli di amministrazione a cura dell' Osservatorio Executive Compensation e Corporate Governance della Luiss Business School.

Analizzando la governance delle prime 40 società per capitalizzazione quotate in Italia emergono tendenze in atto da alcuni anni. Il costo dei cda varia dai 13 milioni di euro di Intesa San Paolo ai 1,3 milioni di Ansaldo. Quanto ai settori, gli emolumenti in media più alti sono nelle tlc ( sei milioni in media) e a seguire i beni di consumo e quello finanziario (che comprende le banche quotate) entrambe intorno ai 5 milioni di euro. Incrociando i dati sui costi della governance (si leggano le note metodologiche su Info Data Blog) e i dati finanziari (Roe, dividendi, Tsr e capitalizzazione) non si riscontra una relazione diretta. Lo studio ha scelto di prendere in considerazione il compenso annualizzato che corrisponde al compenso realmente percepito diviso i mesi di permanenza in carica moltiplicato per dodici. Sulla base di questo calcolo il costo di questi organi sembra quindi determinato da fattori altri rispetto alle perfomance. Ma qualche cosa sta cambiando.

Lo stipendio dei presidenti in calo
Come osserva il direttore dell'Osservatorio e partner di Ernst&Young, Guido Cutillo, si assiste «a un contrazione nei compensi mediani dei presidenti non esecutivi, fenomeno che avvicina le nostre prassi a quelle che si registrano a livello internazionale. Il trend evidenziato, spiega il direttore dell'Osservatorio Luiss, è in atto ormai da qualche anno. Negli anni passati si sono registrate in Italia remunerazioni per i presidenti decisamente più alte che nel resto di Europa. Tale fenomeno, stigmatizzato tal volta dagli investitori istituzionali, è stato recentemente ripreso dalla stessa Banca di Italia che ha individuato nel 75% del compenso dell'a.d. il massimo percepibile dal presidente (talvolta i compensi del presidente eccedevano quelli del capo azienda)

Stabili i consiglieri indipendenti
Per gli amministratori non esecutivi (Ned), i consiglieri indipendenti e i sindaci i compensi sono sostanzialmente stabili. Questo anche perché il ruolo dei Comitati è notevolmente cresciuto negli ultimi anni e con esso la parte di compenso che l'amministratore percepisce per il lavoro svolto.

L'a.d sempre più remunerato in base ai risultati
Compensi per il capo azienda (l’amministratore delegato) stabili per quanto attiene la componente fissa e in crescita per quanto attiene il variabile percepito. «Gli a.d. - spiega Cutillo - hanno visto i propri compensi fissi complessivamente stabili a fronte della pressione esercitata da alcuni azionisti per il contenimento degli stessi. Alcun i importanti rinnovi hanno mostrato come il nuovo entrante avesse un compenso inferiore a quello del predecessore e questo fenomeno è particolarmente vero nel settore finanziario (basti pensare a Unicredit e Intesa)».

Aumenta la variabile legata ai bonus
Sulla componente variabile si è assistito ad una forte divaricazione tra diversi settori e aziende dei bonus percepiti in funzione in parte delle diverse politiche e in parte della redditività dei singoli settori. Se infatti a livello mediano abbiamo assistito a un aumento dei bonus erogati a fronte di performance positive, in alcuni settori soprattutto nel finanziario il variabile erogato si è fortemente contratto

I sistemi di incentivazione
Infine, per quanto attiene i sistemi di incentivazione di lungo termine, dobbiamo segnalare come anche quest'anno vi siano molte aziende che utilizzano piani di incentivazione monetari. «Questa è una caratteristica propria del listino italiano - sottolineano dalla Luiss - mentre a livello internazionale, le aziende quotate raramente svincolano i compensi manageriali dall'andamento del titolo in Borsa. Siamo convinti che anche questo fenomeno tenderà nel tempo a ridursi (già è visibile un trend in tal senso negli ultimi anni) anche in ragione dei continui input provenienti dagli investitori internazionali e dai proxy advisor che sempre più spesso segnalano il fatto come uno dei punti di miglioramento dei sistemi in essere».

In definitiva, si osserva nel report occorre «ripensare ai sistemi di misurazione della performance inserendo variabili non soltanto economico-finanziarie ma anche di tipo più qualitativo e più orientate al medio lungo termine». Aumentare la correlazione tra ritorno per gli azionisti e quello per i manager anche aumentando la percentuale di sistemi di incentivazione basati su azioni (pensate all'assurdità di avere avuto alcune delle principali aziende del listino senza strumenti di incentivazione azionari). E rivederre pesantemente i sistemi di incentivazione delle banche, ormai dei mostri di complessità senza alcun valore motivazionale per i manager. Il compenso annualizzato corrisponde al compenso realmente percepito diviso i mesi di permanenza in carica moltiplicato per dodici. Tale compenso corrisponde quindi a quello che l'amministratore avrebbe percepito laddove fosse rimasto in carica dodici mesi.

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