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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2014 alle ore 14:38.
L'ultima modifica è del 27 novembre 2014 alle ore 14:39.

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Jack Ma (Reuters)Jack Ma (Reuters)

Umili origini, duro lavoro e poi l'intuizione che ti cambia la vita: a 50 anni Jack Ma è l'uomo più ricco di Cina con una fortuna calcolata da Forbes che ammonta a 19,5 miliardi. Il patrimonio, che l'anno scorso si attestava a 7,1 miliardi di dollari, è più che raddoppiato dopo il debutto a Wall Street di Alibaba, la piattaforma di ecommerce fondata nel 1999, la cui ipo ha raggiunto la cifra record di 25 miliardi di dollari.

Nonostante lo strabiliante successo e le prospettiva di crescita inarrestabile del business, (Alibaba oggi vende più prodotti online di Amazon ed Ebay messi insieme), l'espansione in India appena annunciata, il desiderio di “fare qualcosa” con Apple, Jack Ma è infelice. L'ha dichiarato in un'intervista alla tv americana CNBC pochi giorni fa: “Non sono affatto contento, perché sento troppa pressione sulle mie spalle. Mi sforzo di essere sereno, per non deludere le aspettative dei soci, degli azionisti e dei clienti. Ma quando si è la persona più ricca del proprio Paese, le persone che vi circondano lo fanno per i soldi. Anche quando cammino per strada, la gente mi guarda in modo diverso. Non avrei mai pensato di raggiungere questo traguardo, quello che volevo era diventare un imprenditore di successo, fare qualcosa che nessuno aveva mai fatto. Ora che ho superato il mio sogno, ne soffro”.

Ma a contribuire allo stress del primo Creso cinese ci sono due fattori: il primo è trovare il modo di spendere nel modo migliore “effective way” tutta questa ricchezza, il secondo deriva dall'incapacità per la sua generazione di sapersi divertire. Se dedicarsi agli altri e fare beneficenza può in qualche modo alleviare la tensione, è già uno degli eroi della filantropia nel suo Paese, dall'altra la sua ambizione a essere il migliore ad amministrare anche il bene comune gli crea molta frustrazione. Il modello a cui si ispira è naturalmente Bill Gates: “C'è una sorta di competizione tra me e Bill Gates; tra chi riuscirà a spendere a investire le sue fortune per il benessere del mondo in modo più efficace”.
Quello che forse contribuisce di più al malcontento del “coccodrillo nel fiume Yangtze” (così si è definito) è la mancanza di sense of humour, l'inabilità a lasciarsi andare ad attimi di pura leggerezza. Jack Ma, aveva 15 anni quando il leader Deng Xiaoping, disse ai cinesi “Arricchitevi”: un invito alla prosperità che l'ex professore di inglese ha accolto e realizzato in 35 anni senza mai fermarsi. Per migliorare il suo umore dovrebbe fare un salto all'Hot Cat Club a Pechino o al Kungfu Comedy a Shanghai. In questi covi della risata si esibiscono tutte le sere Henry Guo, Tony Chuo e Leai Luo, giovani comici che, prendendo come modelli i re della stand up comedy americana, hanno importato un nuovo modo di far ridere, prendendo in giro i difetti della società moderna cinese: i nouveaux riches, l'aria irrespirabile di Pechino, gli scandali alimentari e la dipendenza da smartphone. Ad eccezione delle t innominabili (Tibet, Taiwan e Tiananmen) e dei leader del Partito, i ragazzi divertono con sketch inediti in mandarino ma con uno stile occidentale. Senza spostarsi da casa ma accedendo il pc Jack Ma scoprirebbe un'altra fiorente fonte di “funny things”: su forum, social media e piattaforme video abbondano (censura permettendo) battute, scherzi e barzellette opere della generazione nata dopo gli anni 90. Anche a lui, cinquantenne, potrebbe scappare una risata.

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