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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2015 alle ore 15:31.
L'ultima modifica è del 19 gennaio 2015 alle ore 15:54.

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Mai così male. La moneta virtuale sta subendo un tracollo dall’inizio di quest’anno. Oggi la trovate (per modo di dire) sotto i 200 dollari, circa un terzo in meno di quanto quotava a inizio anno. In pratica per ritrovare prezzi così bassi bisogna mettere le lancette del tempo in dietro di due anni e scordarsi i picchi da più di mille dollari di fine 2013. Qui trovate l’andamento dal 2011 a oggi.

Cosa è successo. Tecnicamente i miners stanno vendendo bitcoin, cioè sono pessimisti che il valore della moneta li ripaghi dei costi energetici. Un piccolo riassunto: il sistema Bitcoin è una moneta che funziona sulla base di un protocollo peer-to-peer. Ogni computer diventa un nodo della rete. Non esiste un ente centrale che ne regoli il valore o che tenga traccia delle transazioni. Il valore viene creato attraverso appunto i miners, utenti che “prestano” il loro computer per risolvere enigmi di crittografia. Il processo di “scavo” viene eseguito dal software seguendo input casuali generati dal protocollo. Il computer che per primo trova una soluzione fa partire un avviso per gli altri con la richiesta di avere la proprietà di un nuovo blocco di Bitcoin. La produzione di moneta è un tetto. È stato infatti deciso che quando saranno coniati 21 milioni di Bitcoin il processo si arresterà automaticamente. Il pericolo d'inflazione della valuta è quindi minimo, perché non esiste una Banca centrale in grado di iniettare nuova liquidità. Quello che non è stata prevista (o forse sì) è una fuga (o perdita di fiducia) di così vasta portata da parte dei miners.

Perché la fuga da Bitcoin? A scatenare il panico probabilmente ci hanno pensato gli hacker “cattivi”. Il 4 gennaio una banda di malintenzionati digitali avrebbe sottratto 5 milioni di dollari in bitcoin a Bitstamp, il principale portale europeo di servizi finanziari legati al cyberconio. Nessuno sa chi sia il colpevole e se si arricchirà ora che ha le tasche piene di bitcoin. Ma l’operazione degli hacker sembra aver mandato in tilt il sistema. C’è da dire che sentori di malessere erano già nell’aria. La moneta virtuale inventata dal misterioso Satoshi Nakamoto dopo l'entusiasmo iniziale non naviga da tempo in acque serene. Accusata addirittura di essere una truffa, non ha finora convinto nessuno Stato a concedergli “credito”. Sul mercato poi non sono poi così tanti i gruppi che accettano serenamente il conio virtuale. Qui sono elencati alcuni soggetti che avevano dichiarato di accettare pagamenti in Bitcoin. Ma forse il problema principale è proprio che nessuna azienda ha dimostrato di voler accettare il rischio della volatilità dei Bitcoin. È però ancora presto per recitare il de profundis del Bitcoin. La divisa di Nakamoto ha mostrato sette vite. Anzi, proviamo a vederla in modo diverso. Per chi è interessato a scommettere sulla criptovaluta è il momento buono.

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