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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2015 alle ore 11:55.
L'ultima modifica è del 01 giugno 2015 alle ore 12:56.

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Antonio SamaritaniAntonio Samaritani

Agenda digitale, si riparte. Tra gli addetti ai lavori serpeggia un cauto ottimismo, dopo l’insediamento (il 18 maggio) del nuovo dirigente dell’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) Antonio Samaritani e il suo primo intervento pubblico al Forum Pa di Roma, questa settimana.

Il commitment politico è stato rinnovato dalla ministra Marianna Madia. Samaritani ha presentato un impegno programmatico preciso per far partire l’Agenda. Sono i due elementi che suggeriscono quell’ottimismo, ma le cautele ci sono sempre: commitment politico e determinazione da parte dell’Agid c’erano in fondo anche prima. E - come prima -resta intatto il caos della governance del digitale in Italia (tale l’aveva definito Graziano Del Rio a ottobre scorso), frammentata com’è tra vari ministeri, organi della Presidenza del Consiglio ed enti locali. È un dato di fatto: finora, di tutti i castelli costruiti in aria sull’Agenda digitale, dalle norme, è funzionante solo la fattura elettronica obbligatoria verso le Pa. E comunque anche questa non dà ancora appieno, al Paese, i benefici promessi (un miliardo di euro di risparmi l’anno). Dato che quasi tutti i Comuni ora stampano il file Xml della fattura per trattarla nel solito modo, non avendo integrato la gestione automatica nei propri sistemi. Anche in questo caso, una governance migliore avrebbe risolto: imponendo ai Comuni una gestione centralizzata.

In effetti sono in ritardo il Fascicolo sanitario elettronico, un po' anche Spid (identità digitale) e «soprattutto rischia di essere ora critica la situazione del progetto Anpr (Anagrafe della popolazione residente), che si vocifera sarà operativa solo nel 2017 (rispetto al 2015-2016 previsto)», dice Ernesto Belisario, avvocato esperto di digitale e componente del Tavolo permanente per l’innovazione digitale presso Palazzo Chigi. L’Anpr sarebbe la prima Anagrafe unica centralizzata e, oltre a permettere risparmi per la macchina pubblica, è «importante a supporto di molti progetti, come Spid e il Fascicolo, assicurando finalmente un’affidabilità al dato anagrafico. Contro il rischio di duplicazioni ed errori», spiega Roberto Moriondo, responsabile dei rapporti con le regioni presso il Comitato d’indirizzo dell’Agenzia. Fascicolo e Anpr sono forse gli esempi principali di quel caos nella governance. Il Fascicolo soffre del rapporto confuso tra Stato e regioni. L’Anpr per la governance frammentata tra ministero degli Interni (titolare dell’Anagrafe), Palazzo Chigi e i Comuni. «Vogliamo che ad Agid sia lasciato lavorare. Chiediamo a Samaritani di saltare su tutti i tavoli, se necessario, per fare le cose. Che non succedano più casi come quello del ministero degli Interni che si mette di traverso sul decollo dell’Anpr», ha detto a Forum Pa Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale. «Sulla carta l’Agid ha l’endorsement politico, ma forse non nei fatti. Vedi l’Anpr: spezzata anche nei vertici del Governo. Madia è responsabile del dossier, ma quello dell’anagrafe è Angelino Alfano», dice Moriondo.

«Agid non ha probabilmente la forza per dare una risposta a questi problemi, per come è stata strutturata dalle norme. A parte Spid, le altre cose sono emanate non da Agid ma da ministeri», dice Moriondo. Ed è emblematico che l’ex dirigente Agid Alessandra Poggiani si sia dimessa dopo solo sette mesi. Il clima che si respira è del tipo: «Facciamo gli applausi a Samaritani, perché ci vuole coraggio ad accettare di fare il dirigente Agid», come ha detto con ironia il direttore generale di Forum Pa Carlo Sigismondi Mochi, presentando Samaritani all’evento.

Ma come ovviare alla frammentazione della governance, a questo difetto di potere dell’Agid? «Forse, dandogliene di più», risponde ridendo Samaritani sul palco.

«Ma, seriamente, la via è quella della fatturazione elettronica. Che è stato un successo grazie alla collaborazione informale di tutte le parti». «I progetti dell’Agenda sono buoni. Quello che manca è l’execution», conferma Samaritani. E a questo scopo, a fare da collante tra le parti, potrà servire anche il «piano strategico triennale», che Samaritani intende avviare subito, come priorità del proprio mandato. Nell’ottica della “super semplificazione”, come ha dichiarato.

Insomma, poiché la governance non si può sistemare (ossia semplificare) formalmente, non resta che la via della collaborazione per buona volontà delle parti e guidata da Agid. Secondo alcuni, potrebbe non bastare. E serve un intervento sostanziale sull’impianto. «Più poteri ad Agid o una nuova struttura, superiore, presso Palazzo Chigi», dice Moriondo.

«Non penso sia opportuno creare nuove strutture. Ma servono interventi di sostanza. Per alcune basi di dati bisognerebbe avere il coraggio di togliere la titolarità a ministero ed enti locali e darla a Palazzo Chigi», dice Belisario. Forse un momento utile sarà la Riforma della Pa, che secondo Madia sarà pronta in autunno. Per la prima volta, una riforma della pubblica amministrazione che «ha il cuore nel digitale», ha detto la ministra. Madia ha detto che avrà un ruolo anche la riforma del Titolo V della Costituzione, per centralizzare alcune competenze. E ha ribadito che il senso della trasformazione in corso non è «digitalizzare la Pa», ma avvicinarla al cittadino attraverso il digitale. Mettere il digitale al centro significa metterci anche il cittadino, insomma, «rafforzando il senso della democrazia», secondo Madia. È la stessa filosofia dichiarata del piano Crescita Digitale 2014-2020. E si incarna in particolare in Italia Login (non a caso il più nuovo tra i progetti dell’Agenda). Una rivoluzione copernicana. Resta ancora da vedere se le intenzioni diventeranno fatti, finalmente.

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