Da Barcellona a Torino, le città europee dove gli "scambi" di cittadini sono una risorsa
Nei giorni in cui la Svizzera chiude le frontiere, uno studio sulla libera circolazione rivela che i cittadini Ue che si trasferiscono in altri Paesi dell'Unione sono una grande risorsa per colmare le lacune del mercato del lavoro, far crescere nuovi settori e controbilanciare l'invecchiamento demografico
di Irene Giuntella
1. Libera circolazione nell'Ue / Barcellona
Corbis
Per analizzare l'impatto della libera circolazione in Europa, le città sono state scelte in base alla loro composizione multiculturale e le buone pratiche di integrazione. Sono 14 milioni i cittadini dell'Ue che risiedono stabilmente in un altro Stato membro (cittadini mobili dell'Ue). Nel 2012 più di tre quarti (78%) erano in età lavorativa (15-64 anni), rispetto al 66% circa dei cittadini nazionali: il tasso di occupazione dei cittadini mobili dell'Ue (67,7%) è stato superiore a quello dei cittadini nazionali (64,6%).
Nella città di Barcellona lo studio evidenzia un forte contributo dei cittadini Ue immigrati all'economia locale a fronte di costi sociali assai limitati, data la percentuale di giovani. Secondo dati del 2011 il 4% della popolazione proviene da altri Paesi europei e tra questi il 31,6% viene dall'Italia e il 16,6% dalla Francia. C'è una grande multiculturalità e questo produce nel complesso l'esigenza di politiche di inclusione sempre più avanzate, ma anche un migliore atteggiamento dei cittadini locali rispetto agli stranieri. Nella regione della Catalogna i cittadini Ue lavorano per un terzo in settori lavorativi con un basso o inesistente livello di qualificazione e un altro terzo in settori altamente qualificati.
Le condizioni di lavoro sono migliori rispetto agli extracomunitari, hanno un basso livello di disoccupazione e sono più facilmente integrati incontrando minori barriere discriminatorie sul luogo di lavoro. Anche tra gli imprenditori gli immigrati, europei ed extracomunitari, sono almeno il 10% della popolazione e sono suddivisi in diversi settori: dalla ristorazione all'accoglienza alberghiera o più in generale nelle attività di commercio. La scelta di investire in politiche di accoglienza per gli studenti internazionali e il Centro di Barcellona Universitari (Bcu) ha reso la città uno dei poli universitari più attraenti per i giovani facilitando anche tutti gli aspetti della vita non accademica per gli universitari stranieri. Mentre dal punto di vista lavorativo il progetto "Do it in Barcellona" di Barcelona Activa, strumento esecutivo delle politiche di sviluppo economico del Comune di Barcellona, mira ad attrarre talenti internazionali, offrendo informazioni per l'accesso ai servizi professionali utili per imprenditori, professionisti, ricercatori e laureati che stanno valutando di trasferirsi nella città catalana. Il segno del buon livello di convivenza tra cittadini stranieri e locali lo si può cogliere anche da questo dato: nel quartiere Eixample le coppie giovani, tra i 20-35 anni di nazionalità mista sono la maggioranza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA