ILSOLE24ORE.COM > Notizie Economia e Lavoro ARCHIVIO

Pensioni: «La sfida non è solo finanziaria ma anche su ritmo di crescita»

di Antonio Pollio Salimbeni

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
20 luglio 2007

La partita delle pensioni non è solo una sfida per i conti pubblici in tutta Europa, è anche e soprattutto una sfida che implica profonde ripercussioni nel mercato del lavoro e chiama in causa il ritmo di crescita dell'economia. Non solo: le conseguenze dell'invecchiamento della popolazione non sono uno "tsunami" che provocherà improvvisamente dei problemi, ma il frutto di un processo lento. Bisogna sapere però che la "finestra di opportunità" per intervenire nelle condizioni più favorevoli aperta nel 2004 si chiuderà piuttosto in fretta, nel 2011. Fra quattro anni. E' su questo scenario che si fonda la Commissione europea quando chiede ai governi maggiore coraggio. Vediamo come stanno le cose. La popolazione europea invecchia rapidamente: fino al 2050 i tassi di natalità resteranno al di sotto del tasso di rimpiazzo naturale della popolazione; calo delle nascite e imminente pensionamento dei ‘baby boomers' (nati tra il 1946 e il 1964) faranno raddoppiare al 54% il cosiddetto ‘tasso di dipendenza', cioè il numero di anziani di 65 anni e oltre rapportato al numero di 15-64enni. In pratica, mentre oggi lavorano quattro europei per anziano, in futuro ne lavoreranno soltanto due. L'invecchiamento progressivo della popolazione è spinto da altri due fattori: l'aumento dell'aspettativa di vita, già aumentata di otto anni dal 1960 e stimata aumentare entro il 2050 di sei anni per i maschi e cinque per le donne; la maggiore immigrazione pari a 40 milioni di persone. Risultato: la popolazione europea passerà da 457 milioni nel 2004 a 471 milioni nel 2027 per scendere a 454 milioni nel 2050. E sarà più vecchia: la popolazione in età di lavoro tra i 15 e 64 anni perderà 48 milioni di effettivi pari al 16% del totale; i 65enni e oltre aumenteranno di 58 milioni (+77%). Per il mercato del lavoro non sarà il migliore dei mondi possibili. Anzi. Dopo uno studio sui limiti alla crescita e al miglioramento degli standard di vita gli economisti della Dg affari economici della Commissione Ue Giuseppe Carone e Declan Costello (1) concludono che "nonostante il dibattito sull'invecchiamento della popolazione riguardi i costi di bilancio, l'impatto più immediato e drammatico sarà avvertito proprio nel mercato del lavoro". Nella Ue a 25 membri fino al 2011 sia la popolazione in età di lavoro che il tasso di occupazione (63% nel 2004, 70% nel 2020) aumenteranno: ecco la cosiddetta ‘finestra di opportunità' per avviare riforme strutturali. Si tratta di una condizione favorevole perché sia l'andamento demografico sia quello della forzalavoro sosterranno la crescita economica. Poi la musica cambierà. Tra il 2012 e il 2017 l'aumento dei tassi di occupazione ammortizzerà il calo della popolazione in età di lavoro dovuto al ritiro della generazione dei ‘baby boomers'. Dopo il 2018 non ci sarà più un fattore che compenserà l'invecchiamento della popolazione una volta esaurita la spinta propulsiva degli ingressi femminili nel mercato del lavoro. Inoltre, in assenza di riforme che prolunghino l'età lavorativa, il tasso di occupazione degli anziani è previsto ristagnare. Risultato: sia la dimensione della popolazione in età di lavoro che il numero di occupati caleranno. Dopo essere aumentati di circa 20 milioni tra il 2004 e il 2017, l'occupazione è prevista ridursi di circa 30 milioni di unità. Ciò indica chiaramente che i motori della crescita economica cambieranno regime: l'occupazione fornirà un contributo positivo fin verso il 2010, che diventerà neutrale tra il 2011 e il 2030 per poi diventare negativo. Riducendosi l'offerta di lavoro, il fattore determinante per mantenere un adeguato livello di crescita sarà la produttività. Tenendo conto che le proiezioni sull'andamento della produttività per addetto indicano una crescita media dell'1,7% per tutto il periodo fino al 2050 nella Ue a quindici membri (è più elevata nei dieci paesi entrati nel 2004), il tasso di crescita potenziale annuo dovrebbe calare dal 2,2% del periodo 2004-2010 all'1,8% tra il 2011 e il 2030 e all'1,3% tra il 2031 e il 2050. La proiezione per gli altri dieci paesi è peggiore dato l'andamento demografico ancora meno favorevole (dal 4,7% al 3% allo 0,9%). Se questo è lo scenario ipotizzabile l'allungamento dell'età lavorativa deve far parte di una strategia europea se si vuole mantenere un livello di crescita in grado di mantenere l'attuale standard di benessere.


ARCHIVIO
L'euro forte fa rallentare l'export ma per ora nessuno lancia l'allarme (13/07/2007)
Sul deficit Eurogruppo e regole Ue a rischio credibilità (06/07/2007)
Ue: effetto Sarkozy su conti pubblici e difesa imprese nazionali (29/06/2007)
Pensioni: l'Ecofin in lotta contro la disinformazione (22/06/2007)
Francia: l'Iva sociale che puo' dividere l'eurozona(15/06/07)
Germania: cinque motivi per non rallentare le riforme(08/06/07)
Eurogruppo: coordinamento economico alla prova(01/06/07)
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 aprile 2010
6 maggio 2010
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-