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È la voglia dei giovani di fare cose pratiche la leva più forte nella scelta di un percorso di formazione professionale. Risponde così il 77% degli allievi in uscita dai corsi biennali e triennali di questo tipo, se interrogato sulle ragioni che lo hanno spinto a intraprendere questa strada. Per il 71%, invece, la motivazione fondamentale di scelta é: «volevo fare il lavoro per cui il corso prepara». Risposte che, insieme a «mi piacevano gli argomenti» (70%) e «volevo trovare subito lavoro» (57%), denotano un forte orientamento vocazionale nelle decisioni in merito al proprio futuro professionale. Sono i risultati dati emersi della ricerca condotta dall'Isfol in collaborazione con l'Istituto Iard su «La formazione professionale iniziale vista dai giovani». Studio dal quale emerge come, in molti casi, la formazione professionale argini la dispersione scolastica.
La ricerca ha agito su due fronti di indagine: da una parte interviste a un campione di circa 2mila studenti di terza media e relative mamme per chiedere che tipo di bagaglio informativo, di rappresentazioni e di atteggiamenti avessero nei confronti della formazione professionale, dall'altra la somministrazione di un questionario a mille allievi dei corsi di formazione professionale (corsi di elettronica e meccanica, servizi alla persona, informatica, ristorazione, servizi all'impresa, al turismo e alla vendita), per comprendere opinioni, vissuti e aspettative dei protagonisti in prima persona.
La ricerca dimostra, spiega l'Isfol, come un canale di formazione professionale iniziale di qualità sia triviale nell'ottica di inclusione sociale e di prevenzione della dispersione. Se il 77% degli allievi sceglie la formazione professionale per ragioni attitudinali, una fetta non trascurabile effettua scelte con motivazioni strumentali, legate al «trovare subito un lavoro» e alla scelta di un percorso alternativo alla scuola. «Grazie alla formazione professionale - sottolinea il presidente dell'Isfol Sergio Trevisanato - si può in qualche modo contenere la situazione della dispersione scolastica, e nelle regioni dove la formazione iniziale è più consolidata la dispersione ha registrato diminuzioni considerevoli». Dunque la formazione professionale come «strumento prezioso per contrastare la dispersione scolastica, aspetto nel quale, come spiega il direttore dell'Isfol Giovanni Principe, l'Italia è più indietro relativamente agli obiettivi di Lisbona. La centralità del diritto all'istruzione passa attraverso una offerta formativa che sappia rispondere a una utenza diversificata, connotata da una pluralità irriducibile di bisogni e di situazioni socio-culturali.
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