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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2013 alle ore 06:55.

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Al Parlamento europeo è andato in scena il terzo atto di una commedia dal titolo: Regole per le Agenzie di Rating. La commedia ha una trama semplice: c'è una malattia (rischio instabilità a causa dei rating) di cui si conosce benissimo la cura (togliere i rating dalle regole europee ) ma un medico infedele (il legislatore europeo) praticamente la dimentica, auspicandone la somministrazione in un remoto futuro (2020?).

In compenso, somministra abbondanti dosi di palliativi, che non servono a nulla senza la medicina principale, ma in compenso fanno felici i farmacisti – regolatori e burocrazie varie – che li devono somministrare.
La questione di come regolamentare l'attività delle Agenzie di Rating è tornata per l'ennesima volta sul proscenio. La natura del problema è oramai chiara: quali regole definire per fare in modo che i benefici pubblici potenziali dell'azione delle Agenzie siano maggiori dei possibili costi pubblici?
Le Agenzie nascono da un bisogno che il mercato esprime: avere informazioni. Le origini delle Agenzie sono genuinamente riconducibili ad una elementare dinamica di domanda ed offerta. Sul mercato dei capitali ci sono emittenti – privati e pubblici – che chiedono capitali; chi è disposto ad offrirne vuole però sapere quale è la probabilità che l'investimento non sia fallimentare; domanda perciò notizie. Le agenzie sono imprese private che offrono l'informazione che il mercato cerca: ti dicono quale è la loro opinione sulla bontà di ciascun emittente. L'opinione delle Agenzie viene comprata dagli investitori, e si diffonde anche sul mercato. Quindi ci sono benefici pubblici che nascono dall'azione di aziende private legittimamente orientate al profitto.

Il successo delle Agenzie nasce e si consolida, almeno fino agli anni Novanta da questo originale connubio tra interessi privati ed effetti pubblici positivi. Le opinioni delle Agenzie erano ritenute credibili per almeno due ragioni. In primo luogo, le Agenzie erano soggetti indipendenti, sia rispetto agli emittenti che agli investitori. In secondo luogo, la loro capacità di raccogliere ed elaborare informazione era considerata peculiare.
La credibilità delle Agenzie ha avuto due effetti rilevanti in termini di disegno delle regole. In primo luogo, le Agenzie sono state sottoposte a forme di regolazione molto leggere. In secondo luogo, e soprattutto, il rating è divenuto un pilastro importante su cui costruire l'architettura complessiva delle regole bancarie e finanziarie, a partire dai cosiddetti coefficienti di capitale di Basilea. Il rating è stato per così dire pubblicizzato: è divenuta cioè una sorta una certificazione pubblica della solidità di imprese e Governi.

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