La Banca del Mezzogiorno per aumentare il credito bancario e i Sud-bond fiscalmente agevolati per canalizzare il risparmio a sostegno di progetti imprenditoriali e occupazione nel meridione: sono questi i due pilastri del piano di rilancio per il Mezzogiorno che porta la firma del ministro dell'Economia Giulio Tremonti e che verrà discusso oggi in consiglio dei ministri.
Il provvedimento, un disegno di legge in cinque articoli, rafforza una serie di strumenti tradizionali, dal finanziamento bancario alla garanzia dello Stato, dal sistema di rete degli sportelli di banche e Poste sul territorio all'emissione di obbligazioni "di scopo" con interessi tassati al 5%: tutto questo per sviluppare la disponibilità del credito nel Mezzogiorno, storicamente svantaggiato rispetto al Centro-Nord, e migliorare le condizioni di raccolta per le imprese, soprattutto Pmi. Evitando interventi a pioggia, investimenti pubblici di peso a fondo perduto. L'estensione del piano per il Sud ad altre formule di sostegno, compreso lo sblocco dei fondi Fas, sarà invece oggetto di discussione in consiglio, che si preannuncia animata per le posizioni di Stefania Prestigiacomo (Ambiente) e Raffaele Fitto (Affari regionali). Non si escludeva ieri sera la possibilità che alcuni ministri, forse Claudio Scajola (Sviluppo Economico) e Renato Brunetta (Pubblica amministrazione), sollevino rilievi tecnici anche sulla fattibilità stessa della Banca.
L'impianto della Banca del Mezzogiorno, tuttavia, resta quello già proposto da Tremonti per via del "fuorisacco" (fuori dell'ordine del giorno) nel consiglio dei ministri della scorsa settimana: è stata apportata qualche modifica minore alla prima bozza (anticipata dal Sole 24 Ore sabato 10 ottobre). Lo Stato resta socio fondatore dell'istituto, non oltre il quinquennio, però con un inciso inserito nell'ultim'ora: «La partecipazione pubblica non può in nessun caso e in nessun momento rappresentare la maggioranza delle azioni sottoscritte».
Il ruolo di Poste italiane è confermato: farà parte del comitato promotore della Banca, composto da un massimo di quindici membri (definito «snello» nella relazione tecnica) nominati dal presidente del consiglio su proposta del Mef. Poste metterà a disposizione la rete di sportelli «con apposite convenzioni». Ieri l'amministratore delegato di Poste Massimo Sarmi ha condiviso il piano, offrendo gli oltre 4.000 sportelli degli uffici postali nel Sud.
Per abbattere il costo della raccolta, la Banca del Mezzogiorno - di "secondo livello" dunque focalizzata sul medio-lungo termine - potrà contare su garanzie «a titolo oneroso, non gratuito» come chiarito nella relazione e sottolineato da due modifiche rispetto alla prima bozza del provvedimento. La Banca potrà emettere obbligazioni assistite da garanzia dello Stato, a un costo: un decreto dell'Economia fisserà «criteri, modalità e condizioni di prezzo per la concessione della garanzia pubblica». Tra i ritocchi al testo c'è l'inserimento di un altro decreto legge, questa volta a firma del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con l'Economia, per stabilire criteri e costi per l'uso della garanzia del Fondo centrale di garanzia per le Pmi: al ministro Scajola dunque viene riconosciuto un ruolo più operativo in questa operazione, rispetto alla prima bozza.
Un'altra novità del Ddl in arrivo è la puntualizzazione che la Banca del Mezzogiorno promuove il credito alle Pmi «anche con il supporto di intermediari finanziari con adeguato livello di patrimonializzazione». La norma infatti prevede, per le sole banche di credito cooperativo di nuova costituzione, la patrimonializzazione rappresentata dalla partecipazione dei soci finanziatori. La Banca del Mezzogiorno e altre banche potranno emettere obbligazioni speciali con durata di oltre 18 mesi, con interessi tassati al 5% per le persone fisiche e fino a 100.000 euro, per sostenere gli investimenti delle Pmi nel Sud. Tutto questo con il benestare di Bruxelles, nel rispetto dei vincoli europei agli aiuti di Stato.

 

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