Dottor Sambuco, qual è la sua ricetta?
Il mercato italiano è caratterizzato da una forma di rendita alimentata da una rete troppo frammentata che per questo fa fatica a produrre margini di guadagno. Un'inefficienza che viene scaricata sui consumatori attraverso i prezzi. Ho studiato a lungo questo mercato e sono dell'idea che sia necessaria una riforma in quattro punti.
Quali?
Va drasticamente aumentata la presenza del self-service sulla rete e sollecitata la riduzione del prezzo del carburante per questo servizio. L'obiettivo può essere raggiunto obbligando le compagnie petrolifere a dare un contributo pro-litro, ma anche riducendo l'accisa sul carburante venduto a self-service. E' necessaria inoltre una liberalizzazione dell'orario e dei giorni di apertura dei distributori. Di pari passo serve una liberalizzazione delle licenze affinchè i distributori possano vendere tabacchi, gioco del lotto, giornali, diventare bar o veri e propri drugstore. E poi un intervento del ministero dell'Economia dovrebbe obbligare le compagnie ad allineare i prezzi dei carburanti, seppure nell'arco di tre anni con target progressivi da raggiungere, alla media europea dalla quale oggi ci separano 3,5 centesimi di euro al litro.
Come verrebbe finanziata la riduzione dell'accisa?
Si può attingere dal fondo per la razionalizzazione della rete di distribuzione, che va però rifinanziato. Si potrebbe destinare a questo fondo il differenziale tra i prezzi praticati dalle compagnie e il target di riduzione annuale imposto dal ministero dell'Economia per adeguarsi alla media europea. Chi non rispetta il provvedimento dovrà versare il guadagno extra al fondo. Il cui scopo fondamentale, però, resta quello di incentivare la chiusura dei distributori meno efficienti.
Manca ancora un quarto punto.
È un aspetto molto importante, che mi piace definire di efficienza del consumatore. Si potrebbe esportare in tutta la rete stradale l'esperienza già fatta lungo la rete autostradale. Obbligando i distributori a esporre un prezzo massimo settimanale del carburante che deve restare inviariato per sette giorni e sul quale, se vogliono, possono praticare sconti. Questa misura consentirebbe al consumatore di avere il tempo per confrontare i prezzi: oggi, invece, questi vengono aggiornati più volte a settimana o anche in uno stesso giorno. Gli sconti, poi, sono vere e proprie truffe perchè è impossibile definire su quale base vengano calcolati.
A cosa serve la liberalizzazione dei distributori?
In Italia ci sono troppi punti vendita: 24 mila, contro 16 mila in Germania, 14 mila in Francia, 11 mila in Gran Bretagna. E questo aumenta i costi della logistica, come il trasporto su gomma. I distributori italiani hanno un venduto medio annuo decisamente inferiore rispetto alla media Ue (1,5 milioni di litri contro 2,5 milioni). Sono meno profittevoli perchè hanno ancora poco venduto in self-service (40% della rete contro oltre 90% in Europa), hanno orari rigidi e vendono solo benzina. Nel resto d'Europa invece sono veri e propri drugstore, sempre aperti, e la quota del fatturato dovuta alla benzina è solo una parte. Va inoltre modificato il contratto che oggi lega le compagnie ai gestori: è un comodato d'uso gratuito che non impegna il gestore ad alcun obiettivo di efficienza.
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