Gran parte dei 10.800 cinesi residenti in città, per la maggior parte operai nelle ditte d'abbigliamento, sono stati licenziati e riassunti con forme alternative di contratto. Un quinto degli occupati del comparto dell'abbigliamento - per il 96% nati in Cina - in un anno ha cambiato più di un lavoro. Secondo i dati dell'osservatorio, la crescita del tempo determinato fra i cinesi presenta una percentuale a 4 cifre: il 1.700% in dodici mesi.
Difficile stabilire, fra regolare e sommerso, il calo di fatturato delle confezioni cinesi. Dei 2 miliardi di euro stimati lo scorso anno, 200 milioni sono sfumati. Nell'ultimo trimestre 2009, secondo i dati dell'Unione industriale pratese, l'export pratese di abbigliamento e maglieria, in buona parte cinese, è calato del 3,6%. Chi produce abiti ha abbassato i prezzi. Va peggio a chi lavora nell'import. I cinesi dicono che «c'è poco lavoro» e confermano i dati Istat che a livello nazionale hanno registrato una contrazione annua del 18,7% dei capi prodotti in Cina: 21 milioni di euro in meno.
Sulla situazione economica, tace il console generale a Firenze Gu Hongling, che invita a chiedere «alle autorità pratesi». Pesano anche i controlli che hanno fatto infuriare il console nelle ultime settimane e che hanno portato alla chiusura di diverse aziende cinesi irregolari. «Il danno maggiore è per le aziende in regola - spiega però il dirigente italiano di una banca che ha la sede in piena Chinatown -. I nostri correntisti cinesi incassano meno, soprattutto perchè penalizzati dalle notizie sui blitz che scoraggiano i loro clienti. Meno italiani e meno commercianti dell'est europeo vengono a Prato a comprare dai cinesi perchè temono d'incappare in fornitori irregolari e controllati. molte aziende cinesi chiudono a Prato e riaprono in Emilia».
Non mancano i riflessi sociali. Polizia e carabinieri hanno registrato una crescita dei taccheggi da parte di cinesi. Spesso si rubano liquori. Marco Wong, rappresentante in Italia della comunità cinese, teme che «a Prato si potrà assistere a quello che vediamo a Milano: clochard cinesi in strada».
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