Il governo farà di tutto per salvaguardare l'occupazione alla Fiat di Termini Imerese. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aggiungendo che della questione si sta occupando, per conto dell'esecutivo, il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola.
E proprio Scajola, nel corso di un'intervista al Tg3, ha detto che «la Fiat ha saputo crescere in Italia e nel mondo con le sue capacità, ma anche con l'aiuto dei governi italiani e degli italiani». Una battuta che ha rilanciato la polemica in corso da alcuni giorni sugli incentivi di governo al mercato dell'auto e sul futuro dell'impegno del Lingotto in Italia. In serata è trapelato che giovedì sera c'è stata una telefonata fra il premier Silvio Berlusconi e Luca Cordero di Montezemolo, proprio per discutere della situazione della Fiat e della posizione del governo.
La dichiarazione di Scajola è arrivata in risposta a una precisazione del presidente della Fiat, che a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Luiss, ha detto: «Da quando sono alla Fiat non abbiamo ricevuto un euro dallo Stato, ma non voglio entrare in polemica, preferisco il dialogo». Montezemolo ha spiegato che Fiat ha con il governo «un rapporto molto chiaro e positivo di dialogo e confronto, così come deve essere». Poi ha invitato ad «uscire dai chiacchiericci che continuano sull'italianità» della casa torinese.
«Fiat è e rimane italiana» e a riprova Montezemolo ha riportato le cifre: «Da quando io sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, quindi dal 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro. E di questi oltre 16 miliardi sono stati investiti in Italia, oltre i due terzi, e intendiamo andare avanti per questa strada». L'esortazione è quella di «uscire da un approccio demagogico ed affrontare la realtà delle cose». Perché gli incentivi, rimarca il presidente di Fiat «sono rivolti ai consumatori e non alle aziende» e comunque in Italia «sono serviti per il 70% all'acquisto di auto di aziende straniere».
Le parole di Montezemolo non sono passate inosservate, diventando oggetto di critica da parte di alcuni esponenti del governo e del sindacato. Il ministro della Lega, Roberto Calderoli, non ha usato giri di parole: «Siamo alle barzellette». «Chi oggi dice di non volere incentivi è perché già li ha avuti», ha polemizzato Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl al Senato. «La Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in italia. e tutti gli italiani questo lo sanno», ha detto il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni.
La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, era intervenuta sulla delicata questione concordando con l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, secondo il quale più che incentivi serve una politica industriale. «Se si fanno stabilimenti, anche fortemente sussidiati ma che non hanno una ragione economica non c'è incentivo che tenga», ha detto Marcegaglia, che ha presentato il programma di celebrazione del centenario di Confindustria.
«Termini Imerese è uno stabilimento che non da oggi ha problemi di minore produzione, logistici e di scarsa efficienza. Il tema vero non è quello di obbligare un imprenditore a mantenere uno stabilimento ma di reimpiegare le persone», ha detto ancora la presidente di Confindustria, ricordano che in queste ore «si sta ragionando proprio su questo, e c'è anche la disponibilità della Fiat a contribuire. Questo è un atteggiamento giusto. Se a Termini non si produrranno auto - ha concluso - il nostro tema sarà quello del reimpiego».
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