Se un premio Nobel per l'economia dice che il vero problema non è «la Grecia, non il Portogallo e forse nemmeno l'Irlanda», ma è l'Italia, bisognerebbe davvero preoccuparsi. «A causa dell'elevato debito pubblico, l'Italia è la peggior minaccia per l'Europa», ha sentenziato ieri Robert Mundell, premio Nobel 1999. E, trattandosi di un professore che ha speso gran parte della sua vita a studiare il sistema valutario, al punto da essere ritenuto una sorta di progenitore della moneta europea, bisognerebbe prendere in seria considerazione il suo consiglio: «non permettere, per almeno 10 anni, che l'euro superi quota 1,40 sul dollaro».

Si potrebbe osservare che se il rischio sta nell'ammontare del debito in valore assoluto, allora ci si dovrebbe preoccupare, anche e di più, degli Stati Uniti: perché a un passivo destinato a viaggiare parallelo a quello italiano in termini relativi, associano un deficit più che doppio, senza contare la voragine dei debiti nelle istituzioni pubbliche e nelle famiglie. La nostra fortuna è che, pur nel rigore dei suoi studi teorici, Mundell non ha azzeccato una previsione su valute ed economia negli ultimi 10 anni. Per lui l'euro era caro a 1,07 e «ridicolo» a 1,24. Per lui, sulla soglia del 2000, non c'era alcuna bolla Internet e, a fine 2007, il «peggio della crisi era ormai alle spalle». E il credit crunch, gli chiesero? «Non vedo rischi all'orizzonte», fu la risposta. (W.R.)

Mundell: «L'Italia minaccia l'Eurozona più della Grecia»
I debiti di Usa e Uk non sono puniti dai mercati. Ecco perché (di Vittorio Carlini)

 

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